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Lunedì,8 Novembre 2021 | Scritto da: didattica

Quel che sta veramente succedendo in Afghanistan

L’Afghanistan? L’Occidente non sa neanche di cosa si stia parlando. Gli Stati uniti? Trionfi di orgoglio con i loro armamenti all’avanguardia e se ne sono andati con la coda tra le gambe perché non hanno capito che nessuna potenza straniera è mai riuscita a piegare il more…

Lunedì,8 Novembre 2021 | Scritto da: didattica

Sabato 20 novembre 2021 sono riprese gli incontri con il prof. Alberto Banaudi con la nuova videosofia dal titolo “La musica impossibile. Orfeo, Ulisse e le sirene”. L’iniziativa, inserita all’interno del percorso “Vecchie e nuove R-esistenze:… ancora Riconnessioni_4”, è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’ Albese - I.C. di San Damiano con Museo di Cisterna, Fra Production Spa, Lib. “Il Pellicano”, Aimc di Asti e, nell’ambito dell’iniziativa #bottiglieperlacultura, con Cantine Povero distribuzione srl, Azienda agricola Vincenzo Bossotti. Azienda Agricola Cà di Tulin.

Da tempo – ha detto in apertura il prof. Banaudi - mi sono appassionato al tema della musica nella mitologia greca e, soprattutto, a quello della ‘musica impossibile’, quella che non si può udire ma che sa compiere cose straordinarie anche se, alla fine, dichiara la sua impotenza”. La grecità ha sempre fatto i conti con i limiti e la pericolosità della musica. In alcuni racconti si ravvisa questo sentimento di perplessità. Innanzitutto è necessario chiarire la differenza tra musica apollinea e musica dionisiaca. La prima si eseguiva con la lira, era discreta e poteva essere accompagnata dal canto. Era considerata pedagogica e catartica. La musica dionisiaca, invece, utilizzava i tamburi e una sorta di flauto. Era indefinita, molto pervasiva e poteva produrre ipnosi. Era ritenuta pericolosa. Ad Atene, ad esempio, si squalificava come musica che andava bene per i ragazzi tebani (che si trovava in Beozia ed erano considerati non particolarmente intelligenti) ma non per quelli ateniesi. Il mito racconta che Hermes inventò la lira da un guscio di tartaruga e, dopo, la regalò ad Apollo. Un’ invenzione di primaria importanza, dove la tecnica è vista come prodotto della cultura umana. Il flauto, invece, si riteneva fosse stato inventato da Atena che lo gettò come oggetto nefasto. Venne però trovato dal satiro Marsia che iniziò a suonarlo, imparò a farlo benissimo e gli piacque molto. Arrivò a sfidare Apollo in una gara di musica. Nella prima fase, quando era presente solo la musica, vinse il flauto. Successivamente, però, ebbe la meglio la lira perchè con essa la voce veniva valorizzata. Infatti Apollo cantò. Alla fine, Marsia fu sconfitto e Apollo lo fece scorticare vivo. La musica dionisiaca è tale perchè irrazionale ed era gradita, ad esempio, alle baccanti. La musica apollinea, invece, era gradita ai pitagorici. Nietzsche ne “La nascita della tragedia”, intendeva proprio questo: la parte apollinea è quella delle parole, della trama, del ragionamento mentre quella dionisiaca è musica, danza, componimenti irrazionali dalla vita dell’ uomo. La tragedia è proprio questo: in un una trama ordinata, guardare il fondo dionisiaco delle cose. Orfeo, con la musica, vuole distruggere la morte. Si tratta del mito più antico dell’epica greca, inserito nel viaggio degli argonauti. La nave degli Argonauti è stata la prima a solcare i mari. Giasone doveva recuperare un vello d’oro. La musica dava un ritmo ai marinai e risolveva le insidie tra le quali quello delle Sirene. Le Sirene non avevano un canto preciso ma si parlava di voce. Erano figure mitologiche simili alle Arpie però avevano voce bellissima, quasi come quella delle Muse pur senza averne le parole. Gli Argonauti non erano stati avvisati come aveva fatto Circe con Ulisse e stavano per fermarsi. Il pericolo era quello di perdersi sulle strade del mondo e di concludere il viaggio. Orfeo capì cosa fare andò a prua, suonando la lira e cantando. Un ritmo sonoro e veloce, una contromusica per non sentire la voce delle sirene e vinse la sfida. Le sirene sconfitte non poterono far altro che morire inabissandosi nel mare. Apollonio Rodio, però, non racconta della morte Sirene e non lo fa perchè si ritrovano successivamente nel viaggio di Ulisse. Dice soltanto che Orfeo le sconfisse.

Ulisse ci racconta un canto delle sirene articolato anche in parole. È l’unico umano sopravvissuto ad aver sentito quel canto e, nel contesto dell’Odissea, questo significa molto. Le Sirene lo adulano, hanno una voce meravigliosa e lo invitano dicendogli che gli canteranno la storia della Guerra di Troia, un’Iliade a sua misura, solo per compiacerlo. Ulisse, così, si sente protagonista. Le Sirene, quindi, adulano gli uomini che cantano il mito di noi stessi che ci vede eroi di imprese mirabolanti ed è il senso stesso della vita di ciascuno che, nello stesso momento, arriva alla meta. Però un eroe che ascolta un canto celebrativo mentre è ancora vivo, è un’aberrazione. É come un uomo proclamato santo da vivo. Se si fosse fermato, il suo nome sarebbe scomparso per sempre. Sarebbe finito come Narciso, inabissandosi nel nulla. Ulisse resiste grazie alla tecnica e alla razionalità. Gli propongono il canto della sua gloria ma, negli inferi, aveva incontrato Achille e aveva cambiato il suo modo di pensare. L’eroe, infatti, gli aveva detto che avrebbe preferito essere vivo piuttosto che essere un eroe morto. Per questo Achille invita Ulisse a lasciar perdere il mito, la gloria e di tornare a casa. Quindi, tutti quelli che gli offrono doni per evitarne il ritorno, in realtà vogliono allontanarlo dalla vita. L’Odissea è il poema maturo dell’umano, uno splendido romanzo della vita come ritorno all’umanità.

Ascoltare il canto di noi stessi è pericolosissimo e le Sirene sono muse di morte. Successivamente, Ulisse ascolta il canto di se stesso da Demodoco, l’aedo dei Feaci, in un contesto umano, grazie a questa sorta di sacerdote che ricevuto il dono del canto dalle Muse e può mediare tra gli dei e gli uomini. Ulisse piange, non sente il racconto della sua gloria ma la narrazione della notte della presa di Troia che è di morte e di strage. Viene messo di fronte alle conseguenze delle sue azioni: le peripezie lo hanno reso fragile e sensibile al dolore ma anche capace di capire quello inflitto agli altri. Diventa empatico e piange come le sue vittime. Per questo il canto di Demodoco è diverso da quello delle sirene. Non tutti, però, possono ascoltare questo canto che proviene dalle Muse attraverso l’aedo e, assolutamente, non da false muse come le Sirene.

Giovanna Cravanzola

Giovedì,14 Ottobre 2021 | Scritto da: didattica


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Una storia che quasi nessuno conosce e che ha visto come protagonisti i nostri nonni. Giancarlo Libert ha approfondito questo tema nel suo libro “Piemontesi sul fronte occidentale. I morti dimenticati della Grande Guerra” (Ed. Aquattro) che è stato presentato giovedì 4 novembre 2021 alle 21, presso la Sala Consiliare di S. Damiano. L’ incontro è stato promosso da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano, Comune di San Damiano, Comune e Museo di Cisterna, con Fra Production Spa, Lib. “Il Pellicano” e Aimc di Asti. L’autore ne ha discusso con il prof. Alessandro Cerrato.

Giancarlo Libert è giornalista pubblicista. Da circa 30 anni conduce ricerche di storia locale e storia more…

Domenica,29 Agosto 2021 | Scritto da: didattica

I LUOGHI CHE CURANO

NE HANNO DISCUSSO PAOLO INGHILLERI, BEPPE ROVERA E SILVANO VALSANIA

I luoghi che curano” (Cortina Raffaello) è l’ultimo libro del prof. Paolo Inghilleri la cui presentazione in videoconferenza, giovedì 16/9/2021, ha inaugurato il nuovo ciclo di incontri per l’a.s. 2021/22. A dialogare con l’autore c’erano Beppe Rovera e Silvano Valsania. L’iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Museo di Cisterna, Associazione “I love San Felice”, Comitato “Amici di Robella”, con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Un tema molto importante quello trattato nel libro, come ha sottolineato Rovera in apertura, soprattutto in un Paese come il nostro pieno di bellezza ma anche di guasti. more…

Domenica,29 Agosto 2021 | Scritto da: didattica

Gianni Oliva, un grande amico di Cisterna d’Asti è tornato a presentare l’ultimo nato “Castelli piemontesi. storia di castelli e di genti piemontesi. Vol. 3″ (Biblioteca dell’ immaginario). A dialogare con lui, la Tiziana Mo anima del Museo arti e Mestieri di un Tempo che ha sede proprio nel Castello di Cisterna. L’incontro, che si è svolto lunedì 11 ottobre 2021, è stato organizzato da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano d’Asti, Museo di Cisterna con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.

Il volume fa parte della della collana “Città disegnate e raccontate” e, come ha sottolineato Oliva, la serie dedicata al Piemonte, racconta alcuni dei numerosi castelli che ospita la regione (circa 1000). La loro origine e condizione è diversa. Nel 1500 la loro funzione militare termina grazie all’utilizzo delle armi da fuoco ma, in ogni caso, rimangono come simboli di forza e ricchezza. Successivamente vengono sostituiti da bastioni. Il Piemonte vanta un numero così grande di castelli perché, per molto tempo, non è stato sottoposto ad un unico potere. Il dominio dei Savoia arrivava fino alla Val di Susa ma potevano contare sul Moncenisio e il San more…

Domenica,13 Giugno 2021 | Scritto da: didattica

Venerdì 4 giugno i referenti delle associazioni Museo Arti e Mestieri di un tempo di Cisterna, “I love San Felice” di Cinaglio, del Comitato Amici di Robella e dell’Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano hanno incontrato il Presidente della Provincia di Asti e l’Arch. Nada Ravizza, responsabile della pianificazione territoriale, per consegnare una richiesta riguardante la necessità ed l’urgenza di un coordinamento unico a livello provinciale nella localizzazione more…

Giovedì,20 Maggio 2021 | Scritto da: didattica


SLIDES PROF. LOSITO

Domenica,13 Dicembre 2020 | Scritto da: didattica


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DANTE

Un incontro da tutto esaurito quello che il prof. Alessandro Barbero ha regalato per la presentazione del suo ultimo libro “Dante” (Ed. Laterza). La videoconferenza è stata organizzata da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’albese – I.C. di San Damiano con Museo Arti e Mestieri di un Tempo, Fra Production Spa, Israt e Aimc di Asti. Il prof. Alberto Banaudi, introducendo l’incontro, ha paragonato il prof. Barbero ad Erodoto. Quest’ultimo, infatti, andava a leggere quanto scriveva ad Olimpia e sapeva incantare il pubblico more…

Venerdì,2 Ottobre 2020 | Scritto da: didattica

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LINK ALLE SLIDES PRESENTATE DA TIZIANA MO

Compleanno con i fiocchi per il Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna che si è meritato una bellissima festa per il suo ingresso negli “anta”. Mercoledì 14 Ottobre ‘20, al Castello, è stato festeggiato con l’ incontro Na stòira Bela… Quarant’anni di Museo: passato e futuro di un more…

Venerdì,2 Ottobre 2020 | Scritto da: didattica


STORIA DI UN FIGLIO. ANDATA E RITORNO”

FABIO GEDA E ENAIATOLLAH AKBARI …

ASPETTANDO DI SAPERE COSA OFFRE IL MENU’ DELLA VITA”

In questo periodo, nel quale si ha la sensazione di essere appesi al sottile filo della vita, ascoltare persone luminose come Fabio Geda ed Enaiatollah Akbari fa bene al cuore e lo apre alla speranza. È stato possibile incontrarli venerdì 9 ottobre 2020 al Castello di Cisterna d’Asti per la presentazione del loro ultimo libro Storia di un figlio. Andata e ritorno(Ed. Baldini + Castoldi). L’incontro è stato promosso dal Polo cittattiva astigiano albese – I.C. di S. Damiano e Museo con Israt, Fra production spa e Aimc Asti.

A dialogare con loro il prof. Enrico Cico che ha definito il libro “la storia di una riscoperta dei legami che i migranti mantengono a more…