Sabato, 20 Aprile 2013 | Scritto da: didattica

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“FACCIA A FACCIA CON UNA STORIA CHE ANCORA NON SI CONOSCE.

“IL CATTIVO TEDESCO E IL BRAVO ITALIANO. LA RIMOZIONE DELLE COLPE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE”

21^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE

Settimana ricca di appuntamenti la scorsa per la Commemorazione della Festa della Liberazione. Nel 68^ anniversario dalla fine del secondo conflitto mondiale, però, ancora molti sono gli aspetti oscuri. Nel tentativo di promuovere una riflessione più profonda, martedì 23 aprile 2013 - presso l’Archivio Storico del Comune di Asti - Filippo Focardi ha presentato il suo ultimo lavoro “Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale” (Ed. Laterza). L’incontro è stato organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I. C. di San Damiano d’Asti, in collaborazione con l’Israt, l’Archivio Storico del Comune di Asti, il Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti e l’Associazione Franco Casetta di Canale.

Filippo Focardi è ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali dell’Università di Padova. Si è occupato di memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale, di risarcimenti per le vittime del nazismo e della questione della punizione dei criminali di guerra italiani e tedeschi. Ha pubblicato Criminali di guerra in libertà (Carocci 2008) e ha curato Memoria e rimozione. I crimini di guerra del Giappone e dell’Italia (con G. Contini e M. Petricioli, Viella 2010). La sua ultima fatica, in pochi mesi, è già alla quarta ristampa. Mario Renosio dell’Israt, ha introdotto l’incontro precisando come sia importante, in un periodo dell’anno in cui spesso la celebrazione ha la meglio, dedicare spazio e tempo alla memoria associata alla ricerca storiografica. È radicato nell’ immaginario collettivo, infatti, il mito dell’italiano mite e buono. Purtroppo, invece, le cose non sono andate esattamente così e, come ha sottolineato Renosio, il testo di Focardi è ricchissimo di documentazione con  un utilizzo preciso delle fonti alcune delle quali inedite. Il primo storico a parlare di crimini di guerra italiani è stato Del Boca a metà degli anni sessanta. Oggi, da circa venti anni, gli storici del periodo stanno facendo emergere ulteriormente questi aspetti, anche se, per l’ opinione pubblica, rimangono spesso sconosciuti.

Focardi ha sottolineato che il suo lavoro parte dalla nostra memoria della seconda guerra mondiale. Nonostante l’Italia fascista abbia combattuto contro molti Paesi e abbia anche commesso crimini molto gravi nei confronti delle popolazioni civili locali, la società li ha rimossi completamente e, oggi, ne è completamente immemore.  Invece è quanto mai importante approfondire il motivo per il quale abbiamo rimosso le nostre colpe e, soprattutto, ricordare il volto bellicoso e aggressivo del fascismo proprio oggi  quando alcuni politici parlano di “bontà del fascismo”. Purtroppo l’Italia non ha ancora fatto i conti con il proprio passato. La creazione dello stereotipo dell’italiano buono, anche quando a servizio di Mussolini, venne creata dagli angloamericani e, successivamente, dai monarchici per contrapporla all’immagine dei tedeschi e, soprattutto, a quella di Mussolini responsabile di avere trascinato l’Italia in un guerre senza speranza. Gli alleati avevano subito individuato nell’Italia l’anello debole dell’Asse e, tramite i programmi delle radio clandestine che arrivavano tra la gente, era necessario cercare di convincere gli italiani che quella guerra non era la loro e che anch’essi erano vittime del Duce. In effetti molti italiani soffrirono per la loro opposizione al fascismo e pagarono, con molte privazioni e spesso con la vita, il proprio dissenso al regime. Però la monarchia e Badoglio stesso – che il fascismo avevano appoggiato – ripresero abilmente i discorsi degli angloamericani con la speranza di salvaguardare le proprie posizioni personali al termine della guerra. Successivamente ci fu la necessità di “difendere” il Paese durante i trattati di pace che avrebbero potuto essere ancora più duri per chi si era schierato con Hitler. L’Italia, infatti, aveva perso la guerra ma rivendicò subito una posizione privilegiata in virtù della lotta partigiana e anche di episodi che videro la difesa del popolo ebraico. In effetti, durante la Resistenza uomini e donne pagarono con la vita la lotta per la Liberazione. Purtroppo, però, al termine della guerra anche tutti coloro che commisero dei crimini al servizio del regime fascista, salirono sul carro del vincitore e rimasero impuniti.  All’epoca, nei primi anni del dopoguerra, questa scelta fu abbracciata anche dai governi dell’Italia liberale nel tentativo, come si è detto, di strappare condizioni di pace meno dure. Per questo non ci fu mai una Norimberga italiana e tutti coloro che commisero crimini nei confronti delle popolazioni civili rimasero impuniti. A quei tempi, gli uomini politici dell’Italia liberata si trovarono di fronte a scelte difficilissime. Oggi, però, sarebbe necessaria un’operazione verità che invece, purtroppo, ancora viene ostacolata.

Giovanna Cravanzola

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