Lunedì, 4 Novembre 2013 | Scritto da: didattica

UNA POLITICA SENZA RELIGIONE”

4^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘13/’14

SCARICA IL FILE IN FORMATO MP3: http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/deluna.mp3

Lunedì 11 novembre 2013, il professor Giovanni De Luna, presso il Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti, ha presentato Una politica senza religione, l’ultimo saggio che ha pubblicato per Einaudi Editore.Nonostante i suoi numerosi e importanti impegni, De Luna ha deciso di regalare una serata davvero intensa e incisiva. L’iniziativa è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese (I.C. di San Damiano d’Asti) in collaborazione con Castello/Comune di Cisterna d’Asti e l’Israt.

Giovanni De Luna è professore di storia contemporanea dell’Università degli Studi di Torino e autore di fortunate trasmissioni radiofoniche e televisive, collabora FOTODELUNAalla «Stampa» e a «Tuttolibri». Ha pubblicato tra l’altro Donne in oggetto. L’antifascismo nella società italiana (1995), La passione e la ragione. Il mestiere dello storico contemporaneo (2004), Storia del Partito d’Azione (nuova edizione, 2006), Il corpo del nemico ucciso(Einaudi 2006), Le ragioni di un decennio (1969-1979) (Feltrinelli 2009), La repubblica del dolore (Feltrinelli 2011) e Una politica senza religione (Einaudi 2013). Per Einaudi ha curato L’Italia del Novecento. Le fotografie e la storia, 3 volumi, quattro tomi (2005-2006). Edoardo Angelino, introducendo l’incontro, ha definito Una politica senza religione come un testo breve ma estremamente ricco e denso di significati che portano subito il lettore a domandarsi quali siano i motivi che hanno indotto l’autore a scriverlo proprio in questo periodo. De Luna ha delineato le fasi che hanno portato alla definizione di questo lavoro che è partito dalla mostra Fare gli italiani allestita nel 2011 presso le OGR di Torino e che ha raccolto un grandissimo consenso di pubblico. In realtà nessun Paese ce la può fare soltanto sulla scorta dei soldi e delle banche.Occorre invece una religione civile, intendendo con il primo termine tutto ciò che lega e, con il secondo, un riferimento non al sacro ma alle istituzioni dello Stato. La religione civile chiama in causa una classe civile che deve proporre dei valori che sappiano dare sostanza al patto di cittadinanza che non vive in natura ma si costruisce tra soggetti consapevoli del loro ruolo. La religione civile si fonda partendo da un patto di memoria che ci interroga su ciò che, ancora oggi, ha valore del nostro passato. Per questo è molto importante che la classe politica chiarisca i suoi valori storici di riferimento. Ad esempio la Francia ha eliminato, nel suo pantheon, sia Vichy che Petain. In Italia, invece, sono FOTODELUNA2rimasti mescolati, in una grandissima confusione, momenti storici e personaggi molto distanti tra di loro. Nel libro, ad esempio, si ricorda come, durante un anniversario dell’8 settembre, il Ministro della Difesa La Russa rese onore al battaglione Nembo della Repubblica di Salò che, inserito nella Werhrmacht, collaborò con coloro che furono artefici di stragi e sofferenze per il popolo italiano.

Questa confusione di valori e situazioni non hanno fatto bene al nostro Paese disgregato, che non percepisce qualcosa che funga da collante capace di unire e di farci sentire davvero un popolo. La politica, in questo, ha fallito il suo compito e, di volta in volta, ha proposto modelli e situazioni confuse, incapaci di muovere le anime ma, spesso, solo le pance agitandole emotivamente (a volte in modo isterico) senza spessore. Modelli inadatti a creare identità.

Il libro parte proprio dall’analisi di questi aspetti, dall’Italia liberale fino ai giorni nostri. Il ritratto che ne esce è quello di un Paese ancora alla ricerca di se stesso, invaso da microcosmi che si sfiorano, si scontrano ma che, difficilmente, riescono a diventare sintesi, relazione. Il mercato, l’idolatria del consumo, la lotta per avere e possedere, per cancellare brutture e dolore - che pure fanno parte della vita vera – sono la nuova religione civile degli italiani. Si adulano merci e simboli, si partecipa con l’acquisto a un grande rito collettivo ma, se l’economia crolla e i consumi scendono, non rimane più nulla. Resta il vuoto di una società disorientata e naufraga che, spesso, neppure se ne accorge. De Luna segnala una dimensione amara e disincantata anche se coglie rigurgiti di freschezza e novità che, sovente, rimangono episodici. Occorrono stimoli nuovi che partano anche da minoranze perché, sovente, sono state proprio queste a riscattare il Paese ma è necessario che ciascuno si assuma delle responsabilità nel proprio ambito, che si esca dal guscio del proprio individualismo, per vivere davvero un luogo e non solo abitarlo. FOTODELUNA3

Il libro lascia parlare, nelle ultime righe, Giacomo Leopardi che dice: “Per risvegliarci come nazione, dobbiamo vergognarci del nostro stato presente. Rinnovellar tutto, autocriticarci. Ammemorare le nostre glorie passate è stimolo alla virtù, ma mentire e fingere le presenti, è conforto all’ignavia e argomento di rimanersene contenti in questa vilissima condizione”.

Prossimo incontro venerdì 22 novembre 2013 alle ore 21,00 presso la Biblioteca di Canale per la presentazione del libro Riccardo Roberto, l’uomo che diede “gli otto giorni al re (Ed. Albesi Media Granda) di Fabio Bailo.Sulla figura dell’avvocato albese Riccardo Roberto (1879-1958), nei decenni si era allungato il cono d’ombra di un immeritato silenzio. Dopo la morte, che lo colse nel 1958, nessuno o quasi ne parlò più. Questo saggio tenta di fare ricostruendo l’intensa vita di Riccardo Roberto, personaggio del quale finora si avevano poche e lacunose informazioni. Fabio Bailo ha recentemente pubblicato Paolo Farinetti e la XXIª Brigata Matteotti “Fratelli Ambrogio” (Eataly, 2013). Introduce la serata Livio Berardo.

Giovanna Cravanzola


Partecipa alla discussione