Mercoledì, 5 Novembre 2014 | Scritto da: didattica

“PRONTO, QUI PRIMA LINEA”

3^ incontro del Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese

I.C. di S. Damiano d’Asti a.s. ’14/’15

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prima-linea-cisterna-13-nov2014

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Li hanno chiamati anni di piombo. Sono stati indubbiamente gli anni più cupi della storia della nostra Repubblica e, a distanza di quasi mezzo secolo, sono ancora molti i punti oscuri che caratterizzano queste vicende. Così Alessandro Cerrato ha introdotto l’incontro per la presentazione del libro “Pronto, qui prima linea” (Ed. Anordest) che Mario Renosio, direttore scientifico dell’ Israt, ha scritto con il giornalista Rai Michele Ruggiero.  La serata è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I. C. di S. Damiano d’Asti,  in collaborazione con l’Israt e si è tenuta giovedì 13 novembre 2014 nel Castello di Cisterna d’Asti.

Cerrato ha ricordato come la lotta armata di quegli anni abbia visto circa 40.000 indagati per terrorismo le cui  vicende si intrecciarono con le azioni della criminalità organizzata. Il panorama delle associazioni terroristiche era formato da molte sigle ma si può affermare che fosse molto più frastagliato tra le file dell’estrema sinistra che non in quelle dell’estrema destra. Il libro vuole approfondire questo magma enorme sintetizzandolo in circa 500 pagine. Si parla dei gruppi di sinistra ma, soprattutto, di Prima Linea. Ma per quale motivo negli anni ’70 c’era bisogno di lotta armata e, soprattutto, perché tante sigle a sinistra del PCI? Nel rispondere Renosio ha sottolineato che con il termine di lotta armata, si autodefiniva l’attività di gruppi eversivi e sovversivi attivi tra gli anni ‘70/’75 e l’ ’85 del secolo scorso. Il libro parte da un’enorme mole di materiale raccolto dal giornalista Michele Ruggiero nel corso degli anni. Molte persone, spesso giovani – operai ma anche intellettuali – si servirono dell’uso sistematico della violenza per attuare un’utopica rivoluzione proletaria in Italia. In realtà, è possibile dividere quegli anni in due parti. Prima del ’74 gli episodi di violenza politica furono da attribuire sostanzialmente ai gruppi di estrema destra. Successivamente questi diminuirono e, parallelamente, aumentarono le azioni violente e criminali della sinistra.

I terroristi giustificavano le loro azioni in termine di autodifesa. Nell’ Italia di quegli anni, erano presenti fermenti neonazisti in collegamento con alcuni elementi deviati dei servizi segreti i quali volevano una scelta eversiva che, utilizzando la strategia del terrore, avrebbe dovuto indurre alla nascita di un regime militare e totalitario. Infatti, fino al ’74, Grecia, Spagna, Portogallo erano caratterizzati da governi fascisti. Per questo motivo, nell’ Europa del sud, l’Italia entrava nelle mire di questi governi per consolidare i loro regimi.

Molto alta a sinistra, però, fu anche l’adesione ad un dibattito sociale che avrebbe voluto portare in modo pacifico ad un cambiamento democratico anche se smentita dal fallimento, ad esempio in Cile, di questa strada. Pertanto, secondo alcuni estremisti, occorreva ricorrere  alla lotta armata attuata, in modo estremo e brutale, contro tutti coloro che rappresentavano non solo lo Stato ma anche la possibilità di larghe intese o, in ogni caso, un cambiamento democratico e non violento.

In questo quadro, differenziandosi dalle Br, i componenti di Prima Linea continuarono spesso a condurre nel privato una vita normale, indossando passamontagna e mitra quando necessario. Usavano la guerra civile come arma e colpirono anche gente comune di cui, spesso, ignoravano storie e ruoli effettivi. Erano giovani, figli – al contrario delle Br – dei movimenti del ’77 dell’autonomia operaia. Quando questi gruppi si sciolsero, i militanti si riunirono in Prima Linea che non aveva un centro organizzativo. Rivendicavano la propria autonomia di azione e rivoluzione senza l’intromissione del movimento operaio. Agivano in base a situazioni critiche: precariato, diritto alla casa…

Chiusi nella loro autoreferenzialità, erano fermamente convinti di rappresentare una massa rivoluzionaria e non capirono che la maggioranza degli italiani non appoggiava le loro azioni. Vite bruciate in nome di un ideale che, negli anni successivi, questi stessi terroristi non riconoscevano più.  Quasi che le loro scelte e azioni di un tempo fossero state commesse da altri.

Parallelamente è però indispensabile ricordare come, in quegli anni, ci fu un fermento politico e culturale molto intenso che portò ad alcune delle conquiste più importanti in termine di democrazia: la legge sul divorzio, lo Statuto dei Lavoratori, il diritto di famiglia… leggi dello Stato nate in un clima di mobilitazione civile dove – al contrario di oggi – molto forte era la richiesta di partecipazione politica da parte dei cittadini.

La serata, grazie alla cura nella scelta delle domande, dei materiali per la presentazione – video, documenti… - di Alessandro Cerrato e alla capacità di sintetizzare in modo chiaro e diretto le risposte di Mario Renosio, è stata una lezione della nostra storia recente e ha catalizzato l’attenzione dei presenti che hanno partecipato ponendo molte domande e facendo protrarre l’incontro fin verso la mezzanotte.

G. Cravanzola


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