cibo-risorsa-diritto-spreco-serafino-nosengo-27-4-2015
A pochi giorni dall’apertura dell’Expo di Milano, gli alunni della Scuola Primaria di Cisterna sono stati coinvolti in un incontro i cui contenuti, pur non essendo affatto semplici, sono essenziali per comprendere meglio ciò che accade nel mondo partendo dalla quotidianità. Serafino Nosengo, docente in quiescenza presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’ Università del Piemonte Orientale, si è confrontato con gli alunni sul tema “Cibo: risorsa, diritto e spreco” nell’ambito del progetto “Recuperi-amo” promosso dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese. Il prof. Nosengo non è nuovo agli incontri con gli alunni di Cisterna d’Asti e, ormai da anni, collabora con il Polo Cittattiva. Accompagnato da moltissime domande, Nosengo ha innanzitutto aiutato i ragazzi a riflettere sui temi di: risorsa, diritto e spreco cercando di costruire con loro delle definizioni comuni a questi termini. Esistono diversi tipi di risorse ed il cibo è una di queste perché è indispensabile per il funzionamento di ogni organismo vivente. La sua appetibilità fa in modo che, nella maggior parte dei casi, cibarsi sia un piacere irrinunciabile anche se, spesso, ciò causa un abuso e, quindi, uno spreco di risorse cui si unisce un danno per la salute. In ogni caso, non è possibile fare a meno del cibo che è frutto dell’ utilizzo di altre risorse ed è un diritto. Quindi, quando si utilizza, è indispensabile essere consapevoli di questo. Il diritto è inteso come facoltà, che la legge ci riconosce, grazie alla quale ciascuno può pretendere che qualcun altro faccia o non faccia qualcosa. Rispetto alle normative, il prof. Nosengo ha sottolineato il diritto al cibo prevede che ogni essere vivente umano abbia la possibilità di potervi accedere in modo regolare, permanente, libero, sia direttamente sia tramite l’ acquisto.Ma ciò non è sufficiente: il cibo deve essere di buona qualità, in quantità idonee e, soprattutto, deve essere rispettoso della dignità dell’uomo e delle sue tradizioni. Solo in questo modo la persona può raggiungere uno sviluppo fisico e psichico armonioso e degno. Quindi il cibo deve essere collegato al concetto di rispetto e deve contribuire alla crescita del valore della cittadinanza attiva. In 22 Paesi del mondo, lo Stato è chiamato direttamente in causa su questi temi. La Costituzione Italiana non parla direttamente di cibo ma vi sono molti articoli che definiscono, comunque, questo diritto. L’articolo 1, ad esempio, dichiara che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Pertanto stabilisce che ogni cittadino abbia diritto ad un’occupazione retribuita adeguatamente che gli consenta di provvedere, innanzitutto, al suo sostentamento e ad un’esistenza dignitosa. Ci sono anche molti altri articoli che mettono al centro l’ uomo ma anche diversi trattati internazionali, tra i quali la Dichiarazione dei Diritti dell’ Uomo e molti altri documenti successivi. Ovviamente, la semplice sottoscrizione non è sufficiente a garantire un sostegno alimentare adeguato a tutte le popolazioni. In Italia, per ovviare a ciò, è stato proposto il reddito di sostegno o il reddito di cittadinanza per garantire un minimo di supporto per la sopravvivenza dei cittadini indigenti. In ogni caso, gli Stati, per assicurare il diritto al cibo, dovrebbero: garantire l’accessibilità dei semi a tutti; eliminare gli ostacoli che determinano diverse retribuzioni in base al genere di appartenenza; non utilizzare il cibo come strumento di pressione tra i popoli; provvedere all’igiene alimentare; assicurare condizioni di lavoro dignitose; garantire l’accessibilità all’acqua come bene comune; informare i cittadini su come evitare pagamenti di balzelli non dovuti. Purtroppo tutto ciò non è sufficiente se, anche i singoli, non si rendono conto che è assolutamente indispensabile eliminare gli sprechi che, ogni giorno, sottraggono risorse. Ogni anno, un terzo delle derrate alimentari prodotte nel mondo vengono sperperate. Non solo, insieme a loro se ne vanno tutte le risorse (ambientali, energetiche… ) che avevano contribuito a produrle. Con un esempio calzante, il prof. Nosengo ha elencato i venti passaggi che ci portano ad ottenere un semplice piatto di pasta. Ogni volta che buttiamo nella pattumiera del cibo, non solo sprechiamo le nostre risorse finanziarie individuali ma rubiamo il presente ed anche il futuro a molte altre persone alle quali, in questo modo, con l’alimentazione, si sottrae il diritto alla vita. Purtroppo, partendo dalla più tenera età, non sempre viene promosso il valore del cibo ma, al contrario, un’individualità selvaggia e ignorante nella quale ciascuno crede di essere un’isola dell’ oceano, ovviamente l’isola più importante alla quale sono attribuiti solo diritti e nessun dovere. Tutto ciò ignorando che il mondo è come un’immensa barca dove, se non ci si salva tutti insieme, si è destinati – prima o poi - ad affondare inesorabilmente. Infatti, come ha già dimostrato già in molte occasioni, Gaia (cioè la Terra) è un esattore con la memoria molto lunga che, sicuramente, busserà alla nostra porta… forse prima di quanto noi stessi supponiamo. Serafino Nosengo, nonostante le complessità degli argomenti, ha lanciato un sasso nello stagno e, sicuramente, le onde prodotte approderanno a qualcosa, almeno in qualcuno dei presenti.
Giovanna Cravanzola