“COMPLEANNI SPECIALI A CISTERNA D’ASTI: TANTI AUGURI AD UN MUSEO UNICO AL MONDO E A CHI LO HA SOGNATO”
REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO: http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/compleannolino.mp3
Solitamente, i compleanni si festeggiano con una torta e candeline. A Cisterna d’Asti, dove si pensa in grande, mercoledì 21 ottobre 2015 si sono festeggiati ben due genetliaci (per usare un linguaggio adeguato alle circostanze) addirittura in un antico castello. Ma i festeggiamenti erano dedicati proprio al Museo che trova ospitalità fra quelle possenti mura e ad un visionario - Bartolomeo Vaudano detto Lino - che, tanti anni fa, ha sognato e voluto proprio quel Museo. Così, grazie alla sua testardaggine e al lavoro di molti altri cisternesi, trentacinque anni fa ha visto la luce il primo nucleo di quello che, oggi, è il Museo Arti e Mestieri di Cisterna d’Asti. Facile oggi, quando l’idea di recupero delle tradizioni cosa che appare più consueta, pensare a raccogliere attrezzi del lavoro e oggetti del mondo contadino. Quarant’anni fa, invece, la
cosa non era così scontata. Eppure è proprio grazie a persone come Lino che, all’epoca, saranno sembrate un po’ strane e allucinate, che oggi possiamo non solo ammirare degli oggetti ma sentirci letteralmente catapultati in un’ altra epoca.
Entrando nel Museo di Cisterna, infatti, i visitatori, non colgono solo la sedia posta vicino al tavolo della taverna ma, davanti ai loro occhi, appare l’avventore che si sta preparando a gustare un buon bicchiere di vino e che sembra quasi rivolgere loro la parola per invitarli a gustarlo con lui. Si annusa ancora la vita nelle varie sale e ciascun oggetto pare animato da una vita propria, la stessa vita. Per questo motivo, questo posto magico non è solo la raccolta ordinata di oggetti di un tempo ma lo si può sentire come qualcosa di proprio perché non riguarda un passato impersonale - la storia di altri scritta su un libro - ma è il racconto palpitante delle Nostre Famiglie, della Nostra Storia dove la fatica non era un lusso ma l’unica ricchezza di cui gloriarsi. Chissà cosa penserebbero la gente di allora, vedendo che il loro mondo non è andato distrutto ma che anzi è stato conservato e valorizzato in un museo! Posti e persone così speciali non potevano essere festeggiati se non in modo speciale. Così sono intervenuti il prof. Piercarlo Grimaldi (Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo), Giorgio Ferrero, (Assessore Regionale all’Agricoltura della Regione Piemonte), Giusi Gobello (ex dipendente della Provincia di Asti), Angela Motta (Consigliera Regionale del Pd), Diego Mondo (Regione Piemonte) e Renzo Peletto (Sindaco di Cisterna d’Asti). A introdurre il pomeriggio, Tiziana Mo (altra anima del Castello) che ha spiegato le motivazioni di un incontro di festa proprio in un momento dove, purtroppo, i tagli dovuti alla mancanza del finanziamento provinciale, hanno portato il Museo a vivere un anno molto burrascoso, superato grazie alla forza e alla determinazione di tutti coloro che non vogliono veder morire questa realtà (volontari, Comune di Cisterna d’Asti, addetti del Servizio Civile). Nell’ultimo anno, circa 6 000 persone hanno visitato il museo e mille sono stati gli alunni delle scuole dell’infanzia e primaria – del Piemonte ma non solo – che sono stati accolti ed hanno potuto svolgere anche attività laboratoriali di diversa natura. Purtroppo, però, questi risultati che poggiano le loro radici sul volontariato, non sono supportati da finanziamenti pubblici sufficienti a garantire la sopravvivenza nel tempo. Partendo proprio dai concetti di sforzo e fatica, ha preso la parola il prof. Grimaldi che ha ricordato il suo primo incontro con il museo nel 1980 durante una ricerca regionale sui musei contadini. Ha pertanto potuto osservare da vicino l’evoluzione di questo meraviglioso lavoro ma anche, nel corso degli anni, di constatare quanti, nel territorio del Basso Piemonte, siano i musei delle contadinerie. Una vera ricchezza che oggi, sovente, rappresenta l’ultimo collante per comunità sempre più spesso, disgregate. I musei contadini, in questi contesti, rappresentano l’ultimo presidio di memoria corale di un territorio e sono strumenti indispensabili per qualsiasi ricerca sulle nostre radici culturali. Rappresentano un mondo di solidarietà e resistenza anche rispetto alla loro cura e conservazione. Restituiscono al mondo un passato da non tenere chiuso in una teca ma da offrire al futuro come fondamenta solide di tutto ciò che verrà. Proprio cercando nei ricordi, Lino Vaudano ha rammentato come e quando tutto è cominciato. Il progetto è nato da un’idea concepita con Rosella Scapino e supportata da alcuni funzionari regionali come il dottor Raiteri che hanno creduto e promosso questo piano che, all’inizio, sembrava davvero irrealizzabile. Ma molti altri cisternesi hanno contribuito alla fondazione del primo nucleo del museo, uno fra tutti, l’indimenticabile Michelino Canta che, proprio ai piedi dello scalone del Castello, ha perso la vita nel giugno del 2006 durante un evento. Diego Mondo ha sottolineato come il museo sia un luogo di cultura e di narrazione che permette di costruire il contesto di cui si parla. Oggi, poi, è un elemento importantissimo anche rispetto al Piano di Sviluppo Rurale e al paesaggio. Sicuramente occorre ripensare alle formule giuste per garantire la sua sopravvivenza anche favorendo nuove associazioni tra musei vicini dalle quali potrebbero emergere anche nuove professionalità. Per questo la vicenda del museo deve essere vista come una parabola ascendente perché nuove carte sono ancora da giocare. Silvano Valsania, Presidente dell’ Ecomuseo delle Rocche e del Roero e vicesindaco di Montà. ha ricordato la collaborazione con il Museo sulla promozione della cura e della tutela di una comunità fatta anche di cultura e paesaggio. Purtroppo oggi il rischio è la scomparsa dei piccoli paesi contadini come entità vitali e non solo folkloristiche a beneficio dei turisti. Dove le identità e i servizi stanno sparendo, è assurdo pensare che le comunità rinsaldino e consolidino le proprie radici. Così si perde l’attaccamento ad un territorio ed i paesi diventano tutti uguali ed anonimi dove manca la vita e la partecipazione attiva. Quindi, solo le comunità unite e forti possono tenere in vita le realtà museali perché fra loro, c’è un reciproco scambio di forza che non può arrivare con tale energia dall’esterno. Giusi Gobello, in qualità di dipendente in quiescenza della Provincia di Asti, ha ricordato tutti i passaggi che hanno legato la Provincia al Museo, non ultimo il tragico taglio dei finanziamenti. Ma, soprattutto, ha rammentato i rapporti umani che si sono cementati nel tempo con Lino e i suoi collaboratori. Nel suo intervento, Angela Motta ha resa nota la difficoltà dei consiglieri regionali di far comprendere l’importanza di questi luoghi per ricevere delle risorse per sostenerli. Però ha anche dato spiragli di ottimismo rispetto alla ricerca di personale da ricollocare nella gestione dei musei. Inoltre, ha garantito la promozione del libro di prossima pubblicazione “La storia di Cisterna d’Asti” di Baldassarre Molino tramite l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte. L’ Assessore Ferrero, invece, ha delineato alcuni aspetti del nuovo Piano di Sviluppo Rurale che è un pezzo di politica agricola comunitaria che mira alla salvaguardia delle zone agricole al fine di garantire servizi e qualità di vita. Purtroppo, nel passato, vi sono stati molte occasioni di sperpero che, ancora oggi, pesano sui bilanci ma si può sopravvivere anche con strategie diverse cercando, ad esempio, dei partner privati ma anche strumenti scientifici di monitoraggio che evitino superficialità. Anche la partecipazione ai bandi può essere un’ utile strumento. Su questo punto, gli interventi del Sindaco Peletto e della Mo hanno sottolineato che, purtroppo, la partecipazione richiede la presenza di soldi nelle casse che non sempre sono disponibili. Il sindaco Peletto ha poi ringraziato i presenti e ricordato l’impegno del Comune di Cisterna che, da sempre, promuove sia la salvaguardia del territorio che del Museo. In ultima battuta l’assessore Ferrero ha ricordato che i progetti a regia pubblica possono anche prevedere la compartecipazione di enti esterni, la vera risorsa per il futuro.
L’incontro, cui hanno fatto seguito il dono di un “sonetto” personalizzato per Lino – stampato da Claudio Massocco con l’antica macchina della tipografia -, un filmato in suo onore – realizzato da Linuccio Scapino - ed un ricchissimo rinfresco, si è concluso con le parole di Vaudano che ha ricordato tutti coloro che hanno aiutato a proseguire e a credere nel progetto anche quando tutto sembrava perso. Oggi, come allora, bisogna sempre rammentare che la cultura non ha province ma è universale.
Giovanna Cravanzola