Martedì, 23 Febbraio 2016 | Scritto da: didattica

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO ALLA PAGINA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/caselli.mp3

IL CORAGGIO DI ESSERE “ABBASTANZA VIVI” PER ESSERE CITTADINI.

GIAN CARLO CASELLI A CISTERNA D’ASTI RACCONTA LA BELLEZZA DELLA LEGALITA’.

7^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘15/’16

Non basta essere vivi per essere cittadini, bisogna esserlo abbastanza per affermare e difendere la bellezza della legalità ed il suo sapore, un aroma pulito che spesso viene dimenticato e confuso con quello di altri con il quale non ha nulla a che fare. Di questo e di molto altro, ha parlato - lunedì 7 febbraio 2016 a Cisterna d’Asti - Gian Carlo Caselli che, nel corso della sua lunga carriera, ha ricoperto diversi ruoli di primaria importanza nel mondo della giustizia senza mai dimenticare quello più importante: il suo essere uomo.

L’incontro, che si è tenuto per la presentazione del suo ultimo libro “Nient’altro che la verità” (Ed. Piemme),è stato organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I. C. di San Damiano d’Asti in collaborazione con il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, la Fondazione Crasti e l’Aimc di Asti all’interno del calendario degli incontri del progetto “RECUPERI –AMO – PARTE TERZA”.

Marco Neirotti, giornalista de “La Stampa”, legato a Caselli da una lunga esperienza professionale, ha introdotto l’incontro parlando di “sollievo” nel leggere il libro che testimonia nel nostro Paese, nonostante tutto, la presenza viva di valori importanti per cui vale la pena combattere e per i quali alcune persone si sono battute e ancora si battono malgrado i rischi. Una di queste è Gian Carlo Caselli che nel libro ripercorre non solo la sua autobiografia ma anche la storia recente del nostro Paese. È allora impossibile non ritrovarsi in quelle stesse pagine. Così, come una lunga cavalcata, questo libro corale – come lo ha definito Neirotti - si snoda attraverso i primi anni di vita di Caselli, la sua famiglia modesta ma forte e concreta che gli inculca i valori fondamentali e la necessità di impegnarsi. Tutto ciò verrà consolidato nel corso degli anni dall’ incontro con i Salesiani, con i compagni, gli amici, i professori universitari, le letture, l’incontro casuale con la donna della sua vita, Laura… tutto si mischia e si fonde per formare la miscela di un carattere temprato nella convinzione che la dedizione non sia mai abbastanza. Due temi fanno da sfondo a tutta l’attività di Caselli: la necessità di comprendere un fenomeno per contrastarlo ma anche la consapevolezza che la legalità debba essere cercata all’interno delle azioni concrete di ogni individuo, nessuno escluso. Non serve essere eroi.

Urgenze che, già nei primi anni della sua carriera, lo portano alla ricerca costante di comprensione di quanto accade fuori e dentro al mondo della legalità. Una decisione questa, che non può che portarlo ad una vita blindata vissuta anche lontano dalla famiglia ma anche all’isolamento, alla solitudine fino al linciaggio mediatico. Eppure, come ha sottolineato più volte Caselli nel suo lungo intervento, proprio queste emergenze hanno saputo guidare e ancora guidano il suo percorso professionale ma anche umano. Infatti non è possibile indagare qualcosa che non si conosce, di cui non si comprendono le regole e i collegamenti. Occorre invece entrare fino in fondo all’interno del mondo che si vuole investigare, insinuandosi, neurone per neurone, fino ad avventurarsi nei territori più nascosti e lontani, disegnando i contorni di mappe e sentieri. Vuol dire specializzazione e centralizzazione legati dal paradigma conoscere/comprendere purtroppo non sempre  accettato come strategia vincente nonostante i risultati ottenuti.

I motivi di tutto ciò, spesso non del tutto chiari, portano alla dispersione di tasselli importanti che determinano la mancanza dei presupposti per l’apertura di un’inchiesta a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali.

Di Caselli non passa inosservata l’indipendenza morale e professionale che gli procurano il discredito della sua immagine pubblica, attribuendogli le appartenenze politiche più disparate a seconda della convenienza: fascista, comunista e via dicendo. Queste accuse non giungono solo dagli imputati, siano essi terroristi o mafiosi, ma arrivano anche dal mondo politico che, anomalia tutta italiana trasversale a ogni schieramento politico, spesso strumentalizza la giustizia. Così, quando Caselli giunge a scoprire il coinvolgimento di uomini politici con la criminalità organizzata, parte il linciaggio politico, la diffamazione, l’isolamento e la delegittimazione. Eppure tutto ciò, che produce anche una sofferenza interiore, non lo fa arretrare nella sua lotta per la legalità per la quale deve anche sacrificare la sua vita privata a vantaggio della propria incolumità e di quella della sua famiglia. Dal 1974, è costante  la presenza di una scorta che lo segue ovunque. Giovani uomini che cambiano ma salvano anche la vita.

Un’ esistenza spesa nel nome della legalità senza mai dimenticare che, anche il peggior criminale che si ha di fronte, è sempre un uomo e, come tale, deve vedere riconosciuto il suo diritto ad un processo giusto. Ma è anche una vita spesa all’ascolto di confessioni terribili, parole e segreti pesanti, pronunciati da uomini consapevoli, con il loro pentimento, di essersi guadagnati un biglietto di condanna a morte.

Gian Carlo Caselli, un uomo che ha saputo interpretare il suo lavoro non come un semplice impiego ma con un’etica del lavoro che gli ha consentito di non rimanere alla finestra ma di conoscere e comprendere gli anni più bui e terribili del nostro recente passato sperando, come ha detto concludendo, di esserci riuscito.

Sicuramente, di tutto questo, ha lasciato la certezza nei numerosissimi presenti che hanno partecipato l’incontro.

Giovanna Cravanzola

Partecipa alla discussione