Domenica, 3 Aprile 2016 | Scritto da: didattica

QUANDO IL RACCONTO METTE LE ALI: SILVANA DE MARI A CISTERNA D’ASTI

11^ INCONTRO POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘15/’16

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO ALLA PAGINA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/demari.mp3

Accomodati su semplici sedie – e senza bisogno di un biglietto – i partecipanti all’incontro del 15 aprile 2016 al Castello di Cisterna d’Asti, sono stati accompagnati in  viaggio aereo da Silvana De Mari che è stata in grado – grazie alla forza delle sue parole – di far spuntare a tutti un paio di ali invisibili che li ha trasportati all’interno del mondo della narrazione. “Leggere per… leggere come, raccontare per… raccontare come” questo il titolo dell’incontro organizzato dal  Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese, l’Associazione Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti, la Fondazione Crasti e l’Aimc di Asti.

Silvana De Mari è medico chirurgo, ha lavorato in Italia e, come volontaria, in Etiopia. Da quando le è venuto il dubbio che i mali dell’anima siano devastanti quanto quelli del corpo, si occupa di psicoterapia.  Per Salani ha pubblicato negli Istrici L’ultima stella a destra della lunaLa bestia e la bellaL’ultimo Elfo (Premio Andersen 2004), che l’ha consacrata star internazionale del fantasy: tradotta in diciotto lingue, Silvana De Mari è l’autore italiano più venduto nel mondo dopo Camilleri. Da Salani, sono usciti inoltre L’ultimo Orco (2006), secondo libro della saga iniziata con L’ultimo Elfo, e il saggio sulla fantasy Il drago come realtà. Del 2016 La bestia e la bella (Salani).

Il suo intervento è stato un itinerario che si è snodato attraverso le diverse tipologie di racconto, nato insieme al linguaggio umano. La letteratura fantasy, spesso considerata un genere minore, fonde il poema epico con la fiaba. Il poema epico precristiano è crudele e si fonda su virtù di lealtà e coraggio mentre in quello cristiano si aggiungono le virtù cavalleresche. In ogni caso, ogni tipologia di racconto, racchiude in sé le caratteristiche degli uomini che ho hanno narrato. Nei tempi antichi, in cui le divinità erano terribili e spietate, chi perdeva in guerra non meritava una possibilità dopo la morte. Invece, dopo i Dieci Comandamenti, nessuno è così miserabile da non meritarsi il Paradiso perché ciascuno è portatore di una bellezza che lo caratterizza ed è simbolo della nostra origine divina. Con l’avvento delle fiabe le emozioni trovano un contenimento, specialmente quelle più terribili tra le quali c’è il terrore di non essere amati da qualcuno, in primo luogo dai propri genitori e soprattutto dalla propria madre. Per esorcizzare questi demoni, nasce la figura della matrigna che racchiude in sé tutto ciò che di più terribile può avere una madre che non è una vera madre. Allora si affacciano donne terribili che cercano di uccidere le proprie figliastre, proprio come la Regina di Biancaneve che, però, vede il suo piano ostacolato dalla forza del cacciatore che, assumendosi le proprie responsabilità di adulto consapevole, non si piega agli ordini e salva la bambina. Il cacciatore rappresenta l’uomo che non esegue qualsiasi ordine perché ognuno è responsabile delle proprie azioni. Oggi, purtroppo, tutto ciò viene messo in discussione e ci affanniamo ad attribuire i nostri insuccessi a cause esterne (il maestro cattivo, i genitori incapaci, la società matrigna…). Nelle fiabe, attraverso la metafora, si rappresenta un mondo bambino. In questo universo, gli invidiosi, coloro che non ammettono le sconfitte, che vivono solo quando leggono il proprio successo negli occhi degli altri, sono coloro che distruggono il mondo, i veri perdenti radicali che non hanno saputo cogliere il valore del proprio io. Per i bambini, invece, la personalità  si costruisce attraverso lo sguardo dei propri genitori. La narrazione è un filo sottile ma tenace che lega madri, padri e figli, creando legami forti e unici. Proprio per questo, come ha sottolineato la scrittrice, è importantissimo che i genitori raccontino delle fiabe ai propri figli, che leggano per loro perché le parole che volano in quei momenti sono come un cemento che renderà forte e consapevole un bambino quando diventerà adulto. L’ascolto delle fiabe scatena, infatti, la produzione di endorfine e rassicura un bambino sul fatto che, alla fine, i cattivi verranno puniti e il bene trionferà sempre.

Il romanzo fantastico, che nasce successivamente, si rivolge ad un pubblico capace di leggere perché non si può concludere in un’unica sera. “Pinocchio”, “Peter Pan”, “Il Piccolo Principe”… narrano tutti della morte del figlio e si collocano nel secolo del genocidio. Eppure, anche in questo genere, il bene vince sul male.

Il messaggio finale del racconto fantasy  è quello di non avere paura perché il nostro destino è il coraggio e racconta che essere vivi è straordinario perché, anche se può diventare dipendenti dal male, lo si può essere anche dal bene. Basta essere convinti che un mondo migliore è possibile se non siamo così distratti e deboli da non esserne convinti.

Giovanna Cravanzola

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