Giovedì, 12 Maggio 2016 | Scritto da: didattica

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO ALLA PAGINA:

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LE CONVERSAZIONI DI  PRIMO LEVI CON GIOVANNI TESIO PRESENTATE A CISTERNA D’ASTI

18° INCONTRO POLO CITTATTIVA ASTIGIANO ALBESE A.S. 2015/2016

È il 12 gennaio 1987 quando Giovanni Tesio incontra Primo Levi a Torino. Non si tratta di un’intervista fatta di domande incalzanti ma di conversazioni che Tesio ha in mente di utilizzare per scrivere la prima “biografia autorizzata” dello scrittore anche se, purtroppo, quest’ultimo lavoro non vedrà mai la luce. “Io che vi parlo. Conversazioni con Giovanni Tesio” (Ed. Einaudi) raccoglie tutto Il materiale dei tre incontri. Il libro è stato presentato dal prof. Giovanni Tesio venerdì 27 maggio 2016 alle ore 21,00 al Castello di Cisterna d’Asti  - con l’introduzione di Enrico Cico -  all’interno del Progetto “Recuperi – amo  parte terza” organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano d’Asti con il Museo Arti e Mestieri di un Tempo, la Fondazione Crasti, l’Associazione Franco Casetta e l’Aimc di Asti.

Enrico Cico, docente presso il Liceo Classico di Asti, ha introdotto la serata sottolineando i diversi aspetti della personalità di Primo Levi: chimico, ebreo, partigiano, deportato, sopravvissuto, testimone ma anche scrittore. Dopo la terribile esperienza del campo di Auschwitz, scrive la prima versione di “Se questo è un uomo” che, dopo molte difficoltà, verrà stampato presso la De Silva editrice. Solo nel 1958 il libro sarà pubblicato dall’ Einaudi. Dal confronto di queste due edizioni, Giovanni Tesio scopre delle differenze e, come scrive, mette bon bèch - cioè coraggio- per contattare l’autore e fargli delle domande.

Levi risponde non solo con cortesia ma anche mettendo a disposizione dei materiali. Inizia così una serie di contatti che, a poco a poco, portano i due ad utilizzare il “tu” in luogo del “lei” e, nel 1987, alle conversazioni. Il ritratto di Primo Levi che il prof. Tesio ha tratteggiato durante l’incontro è di un uomo dotato di una gentilezza nativa ma anche di semplicità e precisione nel parlare. Un uomo che, pur mettendosi a disposizione, aveva un’enorme discrezione che non gli consentiva di abbandonarsi completamente all’intervistatore. Comunque era dotato d’ironia, era un “ottimista critico” ed era per lui naturale instaurare dei rapporti positivi con le persone.

Levi, inoltre, era un uomo ricco davvero di molte sfaccettature, anche se, sovente, è stato relegato nel ruolo del testimone che, pur essendo un aspetto della sua personalità, non poteva comprendere tutto ciò di cui si era occupato.

La scrittura, ad esempio, pur essendo stato un tramite che gli ha permesso di esternare e approfondire la sua esperienza concentrazionaria, non era solo questo. Era uno scrittore che sapeva scrivere da grande scrittore e, proprio per questo, seppe trattare una materia così scottante come la deportazione razziale contenendola senza farsene fagocitare. Sapeva definire le tipologie dei personaggi forse perché, come chimico, doveva mettere in azione tutti i sensi per conoscere la materia di cui stava trattando, consegnandogli un’esperienza in più rispetto a molti scrittori suoi contemporanei. La chimica, per lui, era il cuore di tutte le cose e, pur regalando l’illusione di poterla dominare, Levi era persuaso che ciò non fosse possibile. Per questo non era un perfetto esemplare di uomo razionale.

La fama internazionale di cui gode oggi, però, non gli venne attribuita quando ancora era in vita. Sicuramente quando arrivò, lo lasciò un po’ frastornato tanto da definirsi un “fucile sparato” riferendosi alla sensazione di non aver più nulla da raccontare pur essendo un uomo molto curioso e pieno di interessi.

Tesio ricorda che, durante gli incontri, era già presente la depressione dovuta a molteplici motivi: sicuramente l’anno vissuto ad Auschwitz, il ricordo di Wanda Maestro ma anche la malattia della madre, il suicidio del nonno e una diagnosi di tumore dovuta all’esposizione alle fibre di amianto durante il suo lavoro. Probabilmente, tutto ciò lo portò al gesto conclusivo ma senza alcuna premeditazione in quanto aveva in mente altri progetti e nuovi incontri per la sua biografia.

Tesio, con molta onestà, ha sottolineato di non poter fregiarsi del titolo di “amico di Primo Levi”, nonostante la cordialità dei loro rapporti proprio per il carattere riservato di Levi, un autore e un uomo che ha ancora tantissime cose da raccontarci.

Giovanna Cravanzola


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