”2 GIUGNO 1946: IL NATALE DI UNA REPUBBLICA CHE NACQUE SOTTOVOCE”
GIANNI OLIVA AL CASTELLO DI CISTERNA D’ASTI
7^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘16/’17
REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO IN FORMATO MP3 ALLA PAGINA: http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/dal%202017/oliva17.mp3
Sono ormai settantuno gli anni che ci separano dal 2 giugno 1946 che vide la nascita della Repubblica ma che, per lunghi anni, fu ricordata senza clamori. Di questo e di molto altro hanno discusso lo storico Gianni Oliva e Mario Renosio (Israt) venerdì 10 marzo 2017 al Castello di Cisterna d’Asti. L’occasione è stata la presentazione dell’ultimo libro di Oliva “Gli ultimi giorni della monarchia. Giugno 1946: quando l’Italia si scoprì repubblicana” (Ed. Arnoldo Mondadori Editore) all’interno delle manifestazioni per il 72° Anniversario della Battaglia di Cisterna e S. Stefano Roeropromosse dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti con il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, l’Israt, l’ Associazione “Franco Casetta”, l’Aimc di Asti e la Fondazione Crasti.
Nell’introdurre l’autore, Mario Renosio – direttore dell’Israt – ha rilevato la sua capacità di rendere comprensibili e accattivanti anche argomenti scomodi. Il libro parte dalla cronaca – ma anche da aneddoti – dei mesi che precedettero la consultazione che, visto il clima politico di quei giorni, fu un evento drammatico che avrebbe potuto scatenare una guerra civile. I personaggi che emergono sono il re Vittorio Emanuele III, Umberto II e Giuseppe Romita. Il re, uomo politicamente modesto, regna per ben quarantacinque anni, molto di più di qualsiasi altra figura di spicco dell’epoca. Il figlio, Umberto II, si trova a gestire un periodo drammatico dopo aver subito il peso e l’onta del padre. Grazie al suo ultimo gesto come regnante, si abbassa il livello delle tensioni. Infine, Romita gestisce politicamente il referendum destreggiandosi in una situazione difficile. Gianni Oliva, nel suo intervento, ha definito due cose importanti che avvennero in quel periodo. Innanzitutto, dopo ben ventidue anni, gli italiani ebbero la possibilità di votare e lo fecero in modo tranquillo e regolare proprio in virtù del fatto, ormai dal 1861, la popolazione era avvezza alle consultazioni anche tenendo conto dei vari passaggi, avevano portato all’allargamento del bacino elettorale. C’era un’abitudine alla democrazia basata su un retroterra culturale che gli anni di dittatura non avevano del tutto cancellato. Inoltre, per la prima volta effettiva, le donne potevano esprimere il proprio voto e anche farsi eleggere. Visto il clima di quei giorni, ci si aspettava una vittoria schiacciante della repubblica ma le cose sembrarono non prendere questa direzione. I voti del sud furono i primi ad arrivare (in questi territori la guerra era ormai terminata da circa due anni ed erano già state ripristinate le linee elettriche e telegrafiche). Nonostante l’incredulità di molti, i meridionali in plebiscito avevano scelto la monarchia forse perché, non avendo sofferto come al nord l’occupazione tedesca, conservavano l’idea affascinante del re e della monarchia. I giornali annunciarono questo esito e parve che, ormai, i giochi fossero conclusi. Nei giorni successivi, però, furono resi noti i voti raccolti al nord dove si era scelta la repubblica: non era la vittoria dirompente che ci si aspettava, ma i dati erano in netto contrasto con il resto d’Italia. La monarchia aveva perso. Prontamente, i titoli dei giornali riportarono gli aggiornamenti determinando al sud la sensazione che si fosse perpetrata una nuova truffa ai loro danni da parte del settentrione. Cominciarono le manifestazioni di piazza legittimate da alcuni professori dell’Università di Padova che mossero un ricorso: il testo del referendum stabiliva che la vittoria sarebbe stata assegnata a chi avrebbe ottenuto il maggior numero di votanti. Dovevano essere conteggiate anche le schede bianche e nulle? Se così fosse stato, la vittoria sarebbe stata davvero da attribuire alla repubblica? Il dubbio dell’inganno si fece sempre più forte anche perché emersero casi di persone che avevano ricevuto due schede, che non le avevano ricevute o di morti che erano stati chiamati al voto. Per questo motivo, seguirono anche i ricorsi dei singoli anche se tutta la situazione si può spiegare con la confusione che regnava negli uffici anagrafici di un Paese appena uscito dalla guerra e di cui non si sapeva neppure l’effettivo numero dei prigionieri, dei dispersi e dei morti. In ogni caso, si alimentò ancora di più lo scompiglio che portò anche alla morte di venti persone durante gli scontri di Napoli. Intanto l’Italia, sorvegliata speciale dei Paesi vincitori, aveva gli occhi del mondo puntati addosso e doveva riuscire a dimostrare che era possibile un ritorno alla democrazia. Il ritardo con cui si fece attendere l’esito del ricorso, gettò nuova legna sul fuoco. Così, in un gesto di onore e di grande amore per il suo Paese, Umberto II decise di lasciare l’Italia e andò in esilio il 13 giugno 1946 per evitare la guerra civile.
Per la prima volta, i Savoia non scelsero l’interesse della dinastia ma quello di una nazione. Già dal giorno successivo, non si parlò più di referendum e del re. Furono vietati i festeggiamenti anche dopo il 19 giugno quando, finalmente, fu resa nota la risposta al ricorso. La repubblica nacque sottovoce e senza clamori e, per anni, la data del 2 giugno non fu ricordata in modo simbolico. Sicuramente, Umberto II ebbe modo di dimostrare con il suo gesto la sua grandezza, nonostante gli anni trascorsi all’ombra del padre. Chissà, se le cose fossero andate diversamente, cosa sarebbe potuto accadere… ma questo la storia non ce lo potrà mai dire.
Il prossimo incontro si terrà venerdì 17 marzo 2017 alle ore 20,30 al Castello di Cisterna d’Asti. Titolo della serata “L’innocenza violata e la legge del branco. Per non dimenticare Maria Teresa Novara”. La giornalista e scrittrice Marilina Veca e Stefano Cattaneo ne discuteranno con il dott. Renato Romagnoli (giornalista de La nuova Provincia di Asti). L’ingresso è gratuito e l’incontro è valido ai fini dell’aggiornamento per gli insegnanti.
Giovanna Cravanzola