Martedì, 18 Aprile 2017 | Scritto da: didattica

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“25 GRAMMI DI FELICITA’”

MASSIMO VACCHETTA RACCONTA LA FELICITA’ ATTRAVERSO LA CURA DI UN RICCIO

13^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘16/’17

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“… perché sei un essere speciale/ ed io avrò cura di te” (La cura, Franco Battiato)

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO IN FORMATO MP3 ALLA PAGINA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/dal%202017/ricci.mp3

Le parole sono di Battiato ma a scriverle avrebbe potuto essere Massimo Vacchetta, un uomo con gli occhi che sorridono e l’animo leggero. Giovedì 27 aprile 2017, al Castello di Cisterna d’Asti, ha presentato il libro “25 grammi di felicità. Come un piccolo riccio può salvarti la vita” (Sperling & Kupfer) scritto con la giornalista Antonella Tomaselli. L’incontro è stato organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti con il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, l’Associazione “Camminare lentamente”, l’Aimc di Asti e la Fondazione Crasti.

A introdurre l’incontro, Paolo Tessiore - insegnante, educatore, pacifista, ambientalista e presidente dell’Associazione “Camminare lentamente” il cui simbolo è proprio un riccio – che ha parlato dell’importanza dell’ambiente e della tutela del territorio anche attraverso la sviluppo di un turismo sostenibile. Nel libro – che ha ottenuto uno straordinario successo - Massimo Vacchetta parla anche di questo raccontando il cambiamento della sua vita grazie a un incontro avvenuto nel 2013. In quel periodo, attraversa una dolorosa crisi personale e, dopo aver trascorso ventiquattro anni come veterinario di bovini, riflette sulla possibilità di dedicarsi ad animali di piccola taglia.  La sua vita, fino a quel momento, lo appaga però, a un certo punto, tutto sembra insufficiente e si fa strada la voglia di cambiare. È alla ricerca della felicità ma ancora non lo sa. All’improvviso, però, accade qualcosa di speciale.  Pur senza molta convinzione personale, l’ipotesi di cambiare “pazienti” diventa sempre più concreta e, durante la sostituzione di un collega in un ambulatorio veterinario, fa la conoscenza di qualcuno che gli cambierà l’esistenza. A questo punto, si potrebbe pensare a una donna o almeno a un cane o un gatto. In realtà, l’incontro decisivo è con un esserino indifeso: una riccetta di pochi giorni, il cui peso sfiora appena i 25 grammi capaci, però, di toccargli il cuore e di oltrepassare la coltre che, per anni, ha mascherato la sua anima. Ninna, la piccoletta dolce come una ninna nanna, a poco a poco, sollecita le sue attenzioni e riesce a travolgerlo: è per lei il tempo che prima dedicava a se stesso. Da quel momento, non sono più importanti l’aspetto curato e piacevole, il sonno o il pasto. Infatti, Ninna è deliziosa, leggera, delicata come un piccolo batuffolo di cotone e si aggrappa alla vita con tutte le sue forze, ma ha bisogno d’infinite cure e attenzioni. I gemiti di Ninna, le sue richieste di aiuto lo risvegliano alla vita e gli fanno comprendere che qualcuno ha davvero bisogno di lui ma anche che è meraviglioso aiutare gli altri perché si aiuta anche se stessi. Intanto, inizia una ricerca frenetica per conoscere tutto quello che c’è da sapere sui ricci e sulle loro esigenze. Ninna deve essere accudita e nutrita ogni due ore, deve essere mantenuta al caldo, massaggiata e non è semplice riuscire a conciliare tutto ciò con le esigenze lavorative ma, ormai, non è più possibile tornare indietro. Così, questo legame, mentre salva la vita alla piccola, la trasforma anche all’uomo. Alla fine, Ninna è restituita al suo ambiente naturale ma la storia non finisce qui perché altri ricci incrociano, lungo la loro strada, il dott. Vacchetta che, intanto, fonda il Centro di Recupero Ricci “La Ninna”, sezione distaccata del Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Bernezzo e diventa il presidente dell’Associazione “La Casa dei ricci” che ha lo scopo di tutelare il riccio e la natura. Dall’incontro con la giornalista Antonella Tommaselli, nasce il libro. “Ninna mi ha salvato il cuore e mi ha insegnato ad ammirare la bellezza delle piccole cose. Infatti, si corre sempre perdendo il senso della vita. Grazie a lei, ho rivalutato sentimenti, relazioni e il piacere di aiutare gli altri perché anche un piccolo gesto è importante” ma il messaggio di Vacchetta va ancora oltre perché il suo appello è rivolto alla protezione dell’ambiente, dei prati, dei boschi e della vita nelle sue più piccole forme: solo in questo modo l’uomo può salvarsi “imparando un po’ di tolleranza perché ogni essere vivente ha il diritto di vivere”. Purtroppo, sovente, l’ambiente è utilizzato come spot per poi essere oltraggiato quotidianamente anche in luoghi che sembrano bucolici. Tutto è venduto e svenduto al migliore offerente. Intanto, mentre si parla e si sparla di Patrimonio Unesco, i boschi e prati scompaiono scalzati ovunque da noccioleti e vigne, troppo spesso impiantate sbancando e abbassando le colline: biodiversità vs monocoltura. I sentieri, anziché essere protetti e tutelati, diventano piste per moto da cross e fuoristrada sollevando lo sdegno di pochi, talvolta neppure di coloro che, per mandato, dovrebbero preservarli. È proprio questo il posto dove abbiamo deciso di vivere? Massimo Vacchetta definirebbe stolti questi individui miopi. Invece, osservandolo, ci si rende conto di avere di fronte una persona bella e speciale. Il suo viso denuncia fatica e stanchezza ma il suo sorriso contagioso, la sua voce e la capacità di commuoversi, esprimono pace e felicità. La sua storia, infatti, non è quella di un misantropo che, a un certo punto, decide di andare a vivere nella foresta cibandosi di bacche e radici lontano dai suoi simili ma quella di un uomo che ha capito l’importanza e la bellezza della cura di ciò che ci circonda attraverso l’incontro con un riccio. La sua storia, non vuole dare insegnamenti universali ma, piuttosto, augurare a chi legge di incontrare un riccio (in qualsiasi forma si presenti) di cui prendersi cura e di accorgersi, in ogni momento, della meraviglia della vita.

“…Non mi interessa avere belle case e belle automobili ed essere il più furbo. Non è questa la mia idea di felicità. Io vorrei solo continuare a inseguire i miei sogni, a cui ho tolto le briglie. E acchiapparli nei loro giardini. E con cura farli fiorire per poi regalarli. I miei sogni rispondono alla voce di Ninna…”(Massimo Vacchetta)

Giovanna Cravanzola

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