Lunedì, 1 Maggio 2017 | Scritto da: didattica

oltre gomorra

OLTRE GOMORRA. I RIFIUTI IN ITALIA

PAOLO COLTRONE DISCUTE CON LUCA ANIBALDI AL CASTELLO DI CISTERNA D’ASTI

14^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE PER L’A.S. ‘16/’17

REGISTRAZIONE IN FORMATO MP3 ALLA PAGINA:

http://www.scuolealmuseo.it/registrazioni/dal%202017/coltro.mp3

coltro2Gli ultimi giorni hanno portato nuovamente sotto i riflettori il tema dei rifiuti sui quali, in verità, sono puntati da anni con soluzioni non sempre risolutive e, soprattutto, limpide. Gli scarti prodotti dalla popolazione e dalle industrie, nellamaggior parte dei casi, spariscono dalla nostra vista ma molto spesso il loro viaggio non termina nei luoghi preposti come gli impianti di smaltimento opportuni ma finiscono  a far parte del catrame e dei sottofondi di strade ed autostrade oppure in cave e in tanti altri luoghi che non ci immaginiamo neppure. E da lì, vicini a case e abitazioni, hanno sparso e continuano a spargere i loro veleni senza che nulla, o quasi, si sia fatto negli ultimi anni. Il giornalista Paolo Coltro (“Il mattino di Padova”, “Nuova Vicenza”, “La tribuna di Treviso”,“Corriere della Sera” e il “Corriere del Veneto”) ne ha discusso con Luca Anibaldi venerdì 5 maggio 2017, alle ore 21 al Castello di Cisterna d’Asti, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Oltre Gomorra. I rifiuti in Italia” (Ed. CentroAutori) scritto con Nunzio Perrella. L’incontro è organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti con il Museo e il Comune di Cisterna d’Asti, l’ Aimc di Asti  e la Fondazione Crasti. Come ha sottolineato Luca Anibaldi, tutti siamo produttori di rifiuti. Il libro non è solo uno strumento di denuncia o di cronaca ma permette di focalizzare meglio  gli aspetti legati al traffico illecito di rifiuti industriali e tossici. Inoltre, il titolo sta a indicare che tutto ciò è accaduto (e accade) ben oltre il territorio di Gomorra e della Terra dei Fuochi perché spazia in quasi tutta Italia. Nel libro, ogni affermazione è suffragata da riscontri oggettivi che molto difficili  da contestare. Oggi, è quasi scontato pensare ai rifiuti come risorsa. Quasi trent’anni fa, ci pensa Nunzio Perrella – anche se con finalità diverse - un camorrista che svolge il suo ruolo nell’associazione senza bisogno di sparare ma usando il cervello. È lui il primo camorrista a capire che “… la monnezza è oro”. In questo traffico illecito, però, è giusto specificare che la camorra è solo un tassello accanto ad industriali, amministratori, politici che, nel corso del tempo, hanno continuato i loro affari sporchi quasi del tutto indisturbati. Nel ’92, Perrella finisce nelle mani della giustizia e decide di collaborare svelando per filo e per segno i siti e le modalità in cui si svolgono questi traffici ma – e perfino lui se ne stupisce – non viene preso alcun provvedimento risolutivo. Passano gli anni, tutti gli altri protagonisti continuano i loro affari mentre l’unico a pagare è proprio Perrella. Intanto, tonnellate di materiale tossico in Italia, vengono sversate ovunque. Coltro ha raccontato che l’incontro con lui è stato coinvolgente, sconvolgente e casuale. Perrella, uomo intelligente pur senza istruzione, ha vissuto una vita precedente in un mondo impensabile per la maggior parte delle persone, dove non c’è etica ma solo interesse materiale e convenienza. E lo stesso pentito ad ammettere di non essersi mai completamente estraniato da quella realtà forse anche a causa dell’infanzia vissuta in una famiglia povera e problematica: anche se è solo un bambino, deve lavorare e portare qualche soldo a casa… in ogni modo. A Poggioreale ci finisce a 18 anni e 3 mesi ed è proprio questo che fa la differenza perché non viene mandato nel carcere minorile e ha modo di fare il suo apprendistato in mezzo ai boss. Così, un ladruncolo passa di grado e, grazie alla furbizia che lo contraddistingue, capisce che il camorrista violento non è più produttivo rispetto ai rischi che deve correre. Meglio trovarsi un ruolo “impiegatizio” ed è così che, per caso, scopre il traffico dei rifiuti industriali (di cui sostiene non aver saputo la tossicità a quei tempi) sui quali la camorra non ha ancora messo gli occhi non comprendendone l’importanza. È la fine degli anni ottanta. Perrella, da buon calcolatore, capisce al volo che si guadagna molto di più entrando nel giro come trasportatore che chiedendo solo il pizzo. Ad un certo punto, si inizia a scaricare al sud perché il nord è ormai saturo ed anche per la presenza di situazioni più “compiacenti”. Quindi, la camorra entra a far parte di un traffico che era già ben rodato da prima. La magistratura, inizialmente, rimane sorpresa dalle dichiarazioni di Perrella, non ne comprende la portata ma non possiede neppure gli strumenti legislativi per arginare questo fenomeno. Ci sono solo sanzioni irrisorie rispetto ai guadagni dei trafficanti. Però, ciò che dovrebbe più far riflettere è che, a tutti i livelli, lo Stato non è stato in grado di controllare ciò che avveniva sotto gli occhi di tutti ed è scandaloso. Una concatenazione di responsabilità, competenze, incompetenze ha permesso – e ancora permette – tutto ciò. Ad esempio, anche quando una commissione parlamentare opera bene e porta dati scientifici, il suo lavoro viene vanificato dalla fine delle legislature ma anche da leggi bizantine e inapplicabili. Per questo motivo, nessuno dei siti tossici individuati è stato davvero bonificato e, intanto, la gente continua a morire e ingenti quote del nostro bilancio vengono disperse in azioni inutili.

Lo scopo del libro, come ha sottolineato Coltro in conclusione, è quello di provocare una reazione consapevole in ciascun lettore perché non è sufficiente manifestare ma occorre vigilare rispetto alle azioni dei politici, degli amministratori locali ma anche su tutto ciò che capita davanti ai nostri occhi chiedendoci cosa succede e non voltando la testa altrove.

Giovanna Cravanzola

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