Domenica, 15 Aprile 2018 | Scritto da: didattica

volantino 25APRILE 2018_LO_ASPETTO_ANCORA_SCOLA_RAVIOLO_CISTERNA_AT “LO ASPETTO ANCORA CON DISPERATA SPERANZA. LA GUERRA DELLE DONNE”

23^ INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE

PER L’A.S. ‘17/’18

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO IN FORMATO MP3

25 aprile 2018, Anniversario della Liberazione. Una data importante, per ricordare chi eravamo, chi siamo diventati e quale è stato il doloroso percorso che abbiamo scola

attraversato. Ogni anno, in questo giornata, si commemorano tutti coloro che lottarono per regalarci la libertà. Però, ci sono altre persone le combatterono una guerra durissima che continuò, per decenni. Proprio per questo motivo, per commemorare questa ricorrenza, il 25 aprile 2018, al Castello di Cisterna d’Asti, è stato presentato “Lo aspetto ancora con disperata speranza. La guerra delle donne” (Ed. Araba Fenice), l’ultimo libro della giornalista del quotidiano “La Stampa”, Paola Scola. L’iniziativa è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano d’ Asti, da Museo e Comune di Cisterna d’Asti, dalla Corale di S. Stefano Roero, dall’Israt, dalla Fra Production Spa e dall’ Aimc di Asti. A introdurre l’incontro, Giorgio Raviolo già Assessore alla Cultura del Comune di Ceva e vicepresidente del Fondo Storico ”Alberto Fiore” di Garessio.

“Il libro” ha detto Raviolo “ricorda vicende storiche immediatamente precedenti e successive il 25 aprile 1945. È pieno di emozioni e il punto di vista è quello delle donne”. Infatti, mentre la guerra al fronte è stata molto raccontata, ancora troppo poco si è detto di quella combattuta nelle case, a chilometri di distanza dal fronte. “Lo aspetto ancora con disperata speranza. La guerra delle donne”, racconta l’esperienza delle donne che, per anni, hanno aspettato che tornassero un marito, un figlio, un fratello o un padre. Il titolo, ha spiegato l’autrice, era parte di una lettera, pubblicata sulla rivista dell’ Ana “L’alpino”. A scriverla, la mamma di un soldato che, anni dopo la fine del conflitto, viveva ancora “la disperata speranza” che il figlio potesse un giorno tornare. Ma il libro nasce da una visita al cimitero di Ceva dove si trova una lapide con la foto, in bianco e nero, di una coppia che si abbraccia. Questa strana circostanza spinge Paola Scola a cercare le famiglie dei due defunti: Camilla Ubal e Elio Bezzone. La foto li ritrae in una delle ultime giornate felici durante il loro viaggio di nozze al Lago di Garda. Dopo poco tempo, infatti, Elio parte per la Russia lasciando a casa la moglie e due figli piccoli. Camilla, detta Milly, trascorre gli anni successivi lasciando la chiave nella porta perché suo marito un giorno ritornerà. Con questa certezza, trascorre la sua vita fino al marzo del 2012 quando muore. Fino alla fine, l’unico nome che ricorda e pronuncia è quello del marito. Figli e nipoti, rispettando il suo ultimo desiderio, seppelliscono con lei i sette mazzi di lettere del marito. Solo alla sua morte, viene dichiarata anche quella del marito e si tiene un doppio funerale. La storia di Milly è solo una di quelle del libro che narra le vicende della Valle Tanaro, il territorio che Paola Scola conosce meglio. Si tratta di donne eroiche che, per tutta la vita, aspettano i loro congiunti “dispersi” vivendo la certezza del loro ritorno. Sono storie dolorose perché, mentre la morte si può accettare, l’ attesa ferma la vita nel nulla. Infatti è il nulla che rimane dei loro congiunti: nessuno sa dire come e dove sono morti, quali sofferenze hanno patito. Forse si sono salvati e qualche brava famiglia russa li ha accolti. Di loro rimangono le infinite lettere e cartoline scritte (o inviate) dal fronte anche dagli analfabeti perché, tra soldati, ci si aiuta anche in questo. Nonostante la falce della censura, questi scritti sono un balsamo per l’animo di chi le riceve a casa ma, quando questa corrispondenza si interrompe, inizia il dramma. Le donne, intanto, si devono occupare dei bambini, degli anziani, del lavoro nei campi o delle attività lavorative del marito. Non c’è tempo per piangere o disperarsi anche perché, se qualcuno vedesse, sarebbe come ammettere che “disperso” significa “morto”. Così si piange di notte, in silenzio o quando si è sole. Nessuno deve conoscere quello sconforto perché ora sono loro le colonne della famiglia. Ma c’è anche il dolore dei figli che conoscono un padre solo attraverso una foto che lo ritrarrà giovane per sempre. Sono storie di mancanze ma anche di fortissime presenze perché, come aveva scritto Nuto Revelli, queste donne sono proprio quell’anello forte che, nel corso della vita, hanno sfidato il vento contrario che le ha piegate ma non spezzate. Grazie a loro, le famiglie sono rimaste unite, i figli, ormai adulti, si sono sposati e sono nati dei nipoti. Così, aggrappandosi a quella “disperata speranza”, la vita riprende nell’attesa di chi non tornerà più. Con  questo libro, Paola Scola ha dato voce a quelle tante donne la cui tragedia, troppo spesso, è conosciuta solo all’interno della famiglia o del proprio paese. Storie che, oggi più che mai, hanno ancora tantissime cose da raccontare. “Lo aspetto ancora con disperata speranza. La guerra delle donne” sa esprimere tutte quelle emozioni per troppo tempo represse. L’incontro è stato reso ancora più intenso grazie alla Corale di Santo Stefano Roero guidato dal maestro Marco Costa. I venticinque componenti, ancora una volta, sono stati capaci di raggiungere il cuore dei presenti riportandoli a quegli anni  che racchiudono anche la nostra storia.

Giovanna Cravanzola

scola1

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