“I SETTE PECCATI CAPITALI DELL’ECONOMIA ITALIANA”
IL PROF. CARLO COTTARELLI AL CASTELLO DI CISTERNA D’ASTI
9° INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ASTIGIANO E L’ALBESE
REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO - PRIMA PARTE
REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO - SECONDA PARTE
L’economia è una cosa che riguarda tutti, attraversa le nostre vite ma, sovente, ci accorgiamo solo delle sue conseguenze e non ne comprendiamo le cause molteplici. L’incontro con il prof. Carlo Cottarelli per la presentazione del suo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” (Ed. Feltrinelli) ha avuto lo scopo di avvicinare la gente comune a questi temi. L’iniziativa si è tenuta venerdì 15 febbraio 2019 al Castello di Cisterna d’ Asti ed è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.c. di San Damiano d’ Asti con Museo Arti e Mestieri di un Tempo, Comune di Cisterna e Aimc di Asti. “Leggendo i suoi libri, ho capito tutto anche io grazie alla sua capacità di fornire spiegazioni senza dare nulla per scontato. Questo è molto importante, specialmente oggi dove lo slogan è anche il contenuto e questo genera il rifiuto di capire” con queste parole il giornalista Marco Neirotti ha introdotto l’incontro. “Il libro integra i vari aspetti come una ragnatela” ha proseguito “tutti siamo pronti a leggere i difetti ma è difficile correggersi. Il prof. Cottarelli fa una diagnosi ma indica anche la terapia”. Ha precisato, inoltre, che il libro non ha intenti polemici con l’attuale governo in quanto pubblicato prima delle ultime elezioni politiche. Il prof. Cottarelli ha specificato che i peccati di cui si occupa sono sette ma potrebbero essere molti di più. Il punto di partenza è stato l’analisi del reddito pro - capite degli italiani che, oggi, è lo stesso di 20 anni fa e questo è un fatto eccezionale. Per questo motivo, il libro vuole far comprendere ciò che non ha funzionato ma anche cosa si potrebbe ancora fare per porvi rimedio. “Molteplici sono i problemi che attanagliano la nostra economia - l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, l’incapacità di stare nell’euro, il divario tra Nord e Sud – e, per ciascuno ho cercato di capire le cause, le conseguenze ma anche una possibile cura”. L’evasione fiscale e la corruzione costituiscono un danno per i conti pubblici (grazie alla prima, per esempio, in Italia nel 2016 si sono persi 130 miliardi di euro) ma anche per la concorrenza leale tra le imprese. Rimanendo nella legalità, anche una burocrazia elefantiaca reprime le piccole e medie imprese, aumenta i costi e, insieme alla lentezza della giustizia, non attira investimenti stranieri. Tutto ciò, insieme al crollo demografico e al divario tra Nord e Sud, rende la situazione ancora più complessa. Però, quasi tutti questi peccati erano presenti già nel passato ma, fino agli anni ‘90, il reddito degli italiani cresceva in modo abbastanza omogeneo all’interno e anche in linea con il resto degli altri Paesi. Con l’introduzione dell’euro, invece, i precedenti problemi hanno peggiorato la convivenza con la nuova moneta. Quali sono le cose che sono andate storte? Innanzitutto la produttività delle imprese italiane. Inizialmente, non si sono rilevati dei problemi ma, successivamente, l’aumento dei costi di produzione legati a quelli del costo del lavoro, ha determinato un incremento dei prezzi dei prodotti italiani. Intanto, in Germania, i costi di produzione non sono aumentati allo stesso modo e le aziende sono risultate più competitive sul lungo periodo. In questo modo, in dieci anni, l’Italia ha perso dieci punti per quanto riguarda la competitività dei costi. Tutto ciò succedeva anche in passato ma il nostro Paese ricorreva alla svalutazione della lira che non è stata più possibile con l’avvento dell’euro. Inoltre i tassi di interesse erano scesi, era aumentata la domanda di credito ma anche i salari. Il grande errore, nel periodo del 2° governo Berlusconi, è stato quello di pensare che il debito pubblico fosse ormai sanato e si è concessa una forte accelerazione nell’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. In Germania si è agito in modo inverso e, proprio perché navigavano in brutte acque alla fine degli anni ‘90, si era deciso di non aumentare gli stipendi in accordo con i sindacati. Per questo motivo, sono riusciti ad aumentare le esportazioni mentre da noi è successo il contrario. Tutto ciò, ha prodotto nelle imprese scarsi investimenti nell’innovazione che, a loro volta, hanno prodotto scarsa competitività. Per alcuni la risposta è l’uscita dall’euro ma non è tutto semplice come potrebbe sembrare per gli elevati costi d’uscita e anche è perché potrebbero esserci dei divieti a farlo in quanto tutto deve essere concordato in anticipo con gli altri Paesi rispettando regole precise. Invece è possibile recuperare anche rimanendo all’interno della zona euro. Come? Occorre partire dalla soluzione dei peccati diminuendo la burocrazia e la lentezza giudiziaria, semplificando, aumentando gli investimenti per l’innovazione. In questo modo si aumenterebbe la competitività e, a parità di salario, il costo del lavoro si dimezzerebbe. Ma occorre anche diminuire l’evasione fiscale - che riguarda ogni singolo cittadino – cosa che consentirebbe anche una tassazione inferiore. Tutte queste sono misure necessarie per tornare a essere competitivi e riprenderci i mercati che sono passati in mano tedesca. Ci riusciremo? È difficile ma non impossibile perché, nonostante tutto, dipende da noi. Occorrono i dati degli economisti, una politica capace di dare risposte serie ma serve anche un popolo capace di scegliere e comprendere che nessun problema è figlio di una sola circostanza ma è frutto delle scelte del passato che si innestano sul presente. Di sicuro, ha sottolineato il prof. Cottarelli, la situazione attuale è molto più difficile rispetto a un anno fa. “Scelleratamente, tutto ciò ci portasse ancora più in crisi e se le chiedessero di nuovo di mettersi a disposizione, cosa risponderebbe” ha chiesto in chiusura Neirotti. “Non si può avere un governo tecnico che per un periodo brevissimo. Serve un governo politico e il governo Monti lo era visto che aveva l’appoggio dei 2/3 del Parlamento a favore” ha risposto Cottarelli. Numerosissime le domande nel corso dell’incontro e anche gli argomenti trattati. Sicuramente, grande riconoscenza va al professore che, nonostante i suoi impegni lavorativi siano pressanti, ha trovato il tempo per arrampicarsi sulla cima di una collina del Roero.
Un ringraziamento particolare va anche anche al Sindaco Renzo Peletto e al signor Giovanni Risso che si sono resi disponibili per il trasporto del professore.
Giovanna Cravanzola