“A FIANCO DEL POPOLO KURDO CONTRO L’ INVASIONE TURCA DEL ROJAVA”
7° INCONTRO DEL POLO CITTATTIVA PER L’ ASTIGIANO E L’ALBESE A.S. 2019/’20
REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO IN FORMATO MP3
SLIDES PRESENTATE DAL PROF. ANGELINO: Kurdistan
Al Castello di Cisterna d’Asti, il mese di novembre si è aperto con un incontro importante dal titolo “A fianco del popolo kurdo contro l’invasione del Rojava”. L’iniziativa si è tenuta lunedì 4 novembre 2019 ed è stata organizzata dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti con il Museo Arti e Mestieri di un Tempo e il Comune di Cisterna d’Asti, la Fra production spa, le Cantine Povero distribuzione srl e l’Aimc di Asti. A discuterne, Antonio Olivieri (co-presidente dell’Associazione “Verso il Kurdistan onlus”) e Edoardo Angelino (storico e docente del corso di Geopolitica presso l’Utea di Asti). L’associazione, nata nel 1998, si occupa di iniziative di solidarietà nei confronti del popolo curdo. Come ha sottolineato Olivieri, vanta due co – presidenti (un uomo e una donna) esattamente come accade all’interno dei partiti curdi. La finalità è quella di realizzare progetti concreti di solidarietà a favore del popolo curdo (raccolta fondi, costruzione di un ospedale, adozioni a distanza delle famiglie dei detenuti politici, borse di studio…). I curdi, attualmente, sono circa 40 milioni di abitanti dislocati su diversi territori. Il prof. Angelino, ha definito le linee essenziali di una vicenda complessa: “E’ una storia lontana che ci riguarda da vicino perché è relativa a un territorio circondato da guerre di tipo diverso. In questo momento, sono attaccati i curdi del nord della Siria e questo ha intrecci particolari che rischiano di far saltare una situazione già di per sé esplosiva”. Questa vicenda interessa l’ Occidente per tre motivi in particolare: la situazione dei profughi (motivi umanitari ma anche paura di un’invasione); il rischio terrorismo; la presenza di petrolio: cinque territori, tra i dieci maggiori produttori al mondo, si trovano in questa zona dove passano oleodotti e le vie del petrolio che giunge fino a noi. Sono inoltre presenti giacimenti non ancora sfruttati. Per tutti questi motivi, l’area è nevralgica. Oggi le risorse petrolifere della zona sono meno importanti rispetto agli anni ’70 però, per l’Europa lo sono ancora almeno a livello economico. Rispetto alla dislocazione della popolazione, esistono diverse aree a maggioranza curda tra Turchia, Siria e Iraq. La popolazione abita in aree montane, ricchissime di vene petrolifere non ancora sfruttate. Non esiste una lingua comune ma linguaggi simili di origine indoeuropea. Intorno al IX secolo d. C, è avvenuta la conversione alla religione islamica sunnita. Per molti secoli, grazie alla debolezza dell’Impero ottomano e persiano, i curdi hanno goduto di molta autonomia. Però, nella seconda metà dell’ ‘800, il multietnico Impero ottomano, è uscito dall’ Europa portando la “turchizzazione”. A partire da questo momento, i curdi hanno costruito il proprio nazionalismo. Da allora, in più occasioni, sono stati strumentalizzati a fini bellici. Gli inglesi, durante la prima guerra Mondiale, combattendo contro gli ottomani, appoggiarono i curdi. Con il Trattato di Sèvres, si riconobbe l’autonomia della zona curda ai fini dell’indipendenza. Successivamente, con il Trattato di Losanna venne cancellato tutto ciò. Alla fine, in Siria, i curdi furono sottomessi al controllo francese e in Iran a quello inglese. Venne inventato l’Iraq che prima non esisteva. Per questo, gli occidentali oggi non possono accettare che la zona curda a nord della Siria diventi uno stato indipendente perché ciò destabilizzerebbe tutta la zona. Nei diversi Stati in cui sono divisi, i curdi hanno avuto evoluzioni diverse. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, vennero usati dalle diverse potenze nella guerra fredda. Di recente, con la guerra in Siria, i curdi si sono alleati con il Pkk e hanno formato lo Stato del Rojava. Quindi, nel corso della storia, sono stati strumentalizzati da altri attori politici nel teatro mediorientale. L’ultima volta è stata da parte degli Usa contro l’Isis. Ora sono stati abbandonati da tutti. A questo proposito, è significativo un detto curdo: “Non calarti in un pozzo con una corda americana”. Olivieri ha portato la sua esperienza diretta nella zona: “In Siria, con il via libera all’invasione dell’esercito turco, è accaduto un fatto gravissimo perché si è autorizzato il genocidio curdo. Erano l’ossatura della coalizione internazionale ma, dopo la sconfitta dell’Isis, non servono più. Abitano in una terra ricca di giacimenti petroliferi e di acqua dove si sta giocando una partita importantissima per il futuro”. Gli interessi relativi a queste ricchezze – ma anche alla vendita di armi alla Turchia che coinvolge diversi Paesi tra i quali l’Italia – hanno fatto sì che questo popolo venisse schiacciato a causa di questi grandi giochi politici. In pochi oggi ricordano, però, che la difesa contro l’Isis è costata circa 11 000 vittime tra i soldati curdi. La Turchia sta utilizzando attualmente anche armi non convenzionali sui civili e, nonostante la tregua dichiarata, le azioni di guerra proseguono. “Come associazione, siamo impegnati da anni nella raccolta di aiuti ma, oggi, chiediamo anche di boicottare l’economia turca”. Purtroppo, finché c’è un fuoco che brucia lentamente in Medioriente, ad avvantaggiarsene saranno i molti Paesi che vendono armi. Era giusto ricordarlo nel giorno in cui si è commemorata la conclusione del primo conflitto mondiale perché molti uomini oggi soffrono ancora per le conseguenze delle guerre mentre un mondo – democratico e indifferente – preferisce guardare altrove. È ciò che sta accadendo oggi ai curdi.
Giovanna Cravanzola