Sabato, 4 Gennaio 2020 | Scritto da: didattica

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“LEGGI RAZZIALI: DALL’ESISTERE ALLO SCOMPARIRE”

REGISTRAZIONE DELL’INCONTRO IN FORMATO MP3

Svegliarsi un giorno e scoprire di essere diventati trasparenti, senza diritti, senza identità. Senza. Dall’esistere allo scomparire. Questo è accaduto ebrei italiani con la promulgazione delle Leggi Razziali nel ‘38. La dott.ssa Mastretta (responsabile della sezione didattica e delle attività formative dell’ISRN“Fornara”) ne ha discusso l’ 11/1/2020, nel municipio di S. Damiano, durante la conferenza “Leggi razziali: 1938 – 2020”. L’iniziativa, che segue

Elena Mastretta

l’incontro con il prof. Gadi Luzzatto Voghera sull’antisemitismo, è stata pensata dopo il grave episodio della svastica realizzata su una collina del sandamianese a fine maggio 2019. L’incontro è stato organizzato dal Polo Cittattiva Astigiano e Albese – I.C. di S. Damiano con Museo Arti e Mestieri di un Tempo e Comune di Cisterna, Comune di S. Damiano, Fra Production spa, Cantine Povero distr. srl, Ass. “Casetta”, Israt, Isrn e Aimc di Asti. In apertura, il sindaco Migliasso ha portato i saluti dell’amministrazione e i responsabili del Polo, ancora una volta, hanno ricordato la petizione a sostegno dell’Israt. Il 17/11/’38, con Regio Decreto, viene messo a sistema un processo penalizzante contro gli ebrei. Tra settembre e novembre, con un immenso lavoro burocratico, inizia la discriminazione in scuole, società, associazioni, vita civile. La reazione degli italiani è di indifferenza: anni di propaganda hanno indebolito le coscienze tanto che l’applicazione è immediata e sconvolge chi ne è vittima anche dopo il ‘45. Stereotipi e pregiudizi erano già stati utilizzati consapevolmente per discriminare le popolazioni sottomesse dalle guerre coloniali. “Queste leggi sono autonome rispetto al nazismo perché il razzismo era già presente” ha sottolineato la Mastretta. La diffusione di queste idee avviene attraverso molteplici mezzi in modo da raggiungere tutti: riviste, fumetti, testi scolastici… La rivista “La difesa della razza”, esce il 5/8/’38 con il Manifesto degli scienziati razzisti. È presente in ogni scuola e viene pubblicata fino al 1943. La prima conseguenza delle leggi porta all’espulsione dalle scuole e dalle università degli alunni e dei docenti ebrei il 5/9/’38. Il maggior danno, per quanto riguarda l’ Università, è proprio quello subito dalla componente femminile del corpo docenti perché, per la maggior parte, è di religione ebraica. In Italia, con incarichi vari, vengono espulsi circa 300 docenti: in parte andranno all’estero, alcuni troveranno impiego presso l’Università pontificia mentre molti verranno liquidati. Un grave e insanabile danno per la cultura italiana che perde molte delle sue menti migliori. Un altro divieto riguarda i matrimoni misti. Gli ebrei stranieri, giunti in Italia dopo il 1/1/1919, saranno espulsi nel giro di 6 mesi. Viene creato l’Ufficio per la Demorazza che stabilisce chi debba considerarsi o meno ebreo anche se il burocrate, dietro pagamento, può decidere diversamente. Alcuni ebrei, per meriti nei confronti dello Stato, possono essere “discriminati” da queste leggi e ottenere dei vantaggi. I divieti invadono ogni sfera della vita. Determinante, per lo scivolamento nella tragedia a partire dal ‘43, è il censimento della popolazione ebraica. A seguito di una richiesta ministeriale, la maggior parte dei comuni risponde immediatamente, spesso con enfasi. A fronte di questa situazione, alcuni ebrei decidono di farsi da parte da soli rassegnando le dimissioni anche da incarichi prestigiosi. La perdita del lavoro, del reddito, dell’autostima hanno grandi conseguenze sui singoli e sulle famiglie. Certo è che, la promulgazione delle Leggi razziali, come sostiene Sarfatti, dà inizio al periodo della persecuzione dei diritti(‘38/’43) determinando, poi, il periodo della persecuzione delle vite (‘43/’45). In Italia furono deportate quasi 8000 persone e ne sopravvissero solo 837 ma non sono conteggiati coloro che furono uccisi sul territorio o che persero la vita come esito delle leggi. Non esistono numeri precisi di chi si salvò perché nascosto. In Italia, 22000 persone non furono deportate ma, nonostante questo,  patirono dolore e sofferenza con gravi conseguenze anche negli anni successivi. Tra questi, i bambini nascosti che provarono la devastazione di non poter più andare a scuola, frequentare gli amici, i luoghi pubblici…e, successivamente, la perdita della casa, delle proprie cose e, spesso, la separazione dalle famiglie. Bambini e ragazzi a cui era stato insegnato il valore della verità ora erano costretti a mentire su tutto ciò che li riguardava. Inoltre, molti di loro non iniziarono mai un corso di studi (pensiamo ai bambini nati dopo il ‘31) e anni trascorsi fuori dal circuito dell’istruzione sono irrecuperabili così come il mancato incontro con la scuola. Tutto ciò lasciò dei segni indelebili relativi alla socializzazione, alla percezione di sé e all’ autostima. Franco De Benedetti Teglio, classe 1937, che ha vissuto questa tragica esperienza di bambino nascosto nei primi otto anni della sua vita, la racconterà in uno dei prossimi appuntamenti del Polo Cittattiva. Il 27 gennaio ricorrerà la Giornata della Memoria accompagnata, come sempre, da una serie di iniziative che, spesso, non incidono sulla consapevolezza delle persone rispetto a quanto accadde. Per questo motivo, è importante la conoscenza della storia e dei fatti senza censure e reticenze. Molte persone misero a rischio la propria vita per salvare quella di ebrei ma molti altri, invece, favorirono l’applicazione delle Leggi Razziali. Non furono soltanto i burocrati ma tutti coloro che voltarono la faccia dall’altra parte disinteressandosi del destino del vicino di casa, dell’allievo o del conoscente. La memoria è anche questo: Conoscere prima di ricordare.

Giovanna Cravanzola

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http://www.novecento.org/didattica-in-classe/spiegare-le-leggi-razziali-ai-bambini-4230/

http://www.novecento.org/pensare-la-didattica/il-bambino-nascosto-storia-memoria-e-testimonianza-nellesperienza-didattica-2298/

http://www.novecento.org/uso-pubblico-della-storia/intervista-a-franco-debenedetti-teglio-1966/

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