”IL CUORE NERO DELLA CITTÀ. VIAGGIO NEL NEOFASCISMO BRESCIANO”
NEOFASCISMO: NE HANNO DISCUSSO FEDERICO GERVASONI E MARCO NEIROTTI
Il neofascismo è un fenomeno che, dal dopoguerra, non ha mai conosciuto battute d’arresto e che, negli ultimi anni, è addirittura in aumento nei Paesi occidentali e non solo. Di questo si è discusso venerdi’ 18 settembre 2020, al Castello di Cisterna d’Asti, per la presentazione del libro ”Il cuore nero della città. Viaggio nel neofascismo bresciano” (Liberedizioni) di Federico Gervasoni. L’incontro è stato promosso dal Polo cittattiva astigiano albese – I.C. di S. Damiano e Museo di Cisterna con Israt, Associazione “F. Casetta”, Fra production spa e Aimc Asti.
A introdurre l’incontro, il giornalista Marco Neirotti che, in apertura ha dichiarato come il lavoro delcollega Gervasoni distrugga alcuni luoghi comuni che pensano che il giornalismo d’inghiesta sia scomparso. L’ autore racconta “… scavando e cercando anelli di congiunzione come le inchieste di alto livello” ha proseguito Neirotti. Nonostante il titolo, il libro non parla solo di Brescia dove ò il prosequio del periodo delle stragi ma si tratta di un fenomeno che non è per nulla circoscritto. L’esito finale del libro è un viaggio dentro vari aspetti e la cui virulenza, spesso coccolata la forze politiche, è forte. Cicatrici, tatuaggi, estremizzazioni danno immagini di quella mentalità che affascina periferie e luoghi di disagio. Numerosi legami con gruppi musicali estremi, tifoserie o movimenti politici. Un modo di pensare che non nasce, spesso, da conoscenza e ragionamento ma all’interno di una serie di situazioni che diventano un modo di pensare e, alla fine, un modo di vivere. Per Gervasoni, il libro è una testimonianza sul nazifascismo di cui si è occupato infiltrandosi al suo interno cercando di scoprirne il lato umano. “Brescia è stata segnata dalle stragi neonaziste. Io non tifo per nessuno ma l’antifascismo è la forma di base della democrazia. Di certo quello che ho indagato riguarda tutti e, soprattutto, sono convinto che per fare il giornalista occorra vedere”. Ne emerge lo spaccato di un mondo variegato il cui denominatore comune, sovente, è l’utilizzo della violenza. “Ho voluto metterci la faccia, raccontare non un fascismo storico ma attuale e, per questo, sono stato minacciato. Il libro è pieno di nomi e cognomi. In Italia, molti terroristi condannati. Ho voluto raccontare un fascismo che non è quello storico ma attuale. Coinvolge spesso i giovani più per la necessità di essere qualcosa prima di essere qualcuno”. Qualcosa che ci interroga tutti perché, probabilmente, una delle risposte a questo fenomeno è la cultura, la presenza di presidi sociali sul territorio ma,soprattutto, la capacità di tenere alta la guardia e di non sottovalutare.