Martedì, 23 Febbraio 2021 | Scritto da: didattica


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Nel primo giorno di primavera, una nuova videosofia del prof. Alberto Banaudi per parlare di amore. “La guerra dell’amore. La visione di Eros nei poeti e in Platone” il titolo dell’ incontro che si è tenuto sabato 20 marzo 2021 ed è stato organizzato da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’albese – I.C. di San Damiano d’Asti, Museo Arti e Mestieri di un Tempo con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.

Ma cos’è l’ Eros? E’ da intendersi come la lotta tra le diverse interpretazioni dell’ amore. Eros è una delle potenze sconvolgenti che i Greci conoscevano bene e volevano comprendere. Però sarebbe assurdo poter sintetizzare una civiltà intera attraverso un’unica interpretazione. Una guerra d’amore si può vedere in tante occasioni anche in epoche successive. Nella Firenze di fine del 1200, si vide una contesa di questo tipo sulle diverse concezioni dell’amore. Guido Cavalcanti e Dante Alighieri, ad esempio, si sfidarono su questo. Per il primo, l’amore era plutonico cioè spingeva verso gli inferi. Per Dante, invece, l’amore era platonico, una forza originaria, un motore che portava dall’umano al divino. In questa visione , l’anima era unitaria e il cuore era unito all’intelletto. Per Dante, quindi, il cuore era collegato alla mente. Per Cavalcanti, invece, l’ anima era scissa in sensitiva (il cuore) e in anima razionale (la mente). Quest’ultima funzionava quando entrava in contatto con un intelletto divino, al di sopra dell’umanità. L’anima individuale era solo sensitiva, scollegata dalla ragione. Per questo, secondo Cavalcanti, quando ci innamoriamo è impossibile usare l’intelletto: non sappiamo il motivo e non possiamo comprederlo. L’innamoramento è una forza oscura e proviene da Marte. Per Dante, invece, è un sentimento gentile e proviene da Venere. Nell’antica Grecia è stata combattuta un’altra guerra sull’interpretazione dell’amore e non è sempre stata tra la visione dei poeti e quella dei filosofi soprattutto perchè non erano disgiunte. I poeti parlano di Eros come una malattia che, pur con estrema dolcezza, può colpire a morte. È rappresentato come un bambino che gioca con le armi e può essere fatale. Gli incontri sono casuali anche se, dopo l’innamoramento, i due protagonisti vogliono togliere l’alone di accidentalità alla loro storia che deve diventare eterna. Eros, però, è cieco perchè è irrazionale, volatile e fuggevole. Per la mitologia aracaica, invece, Eros è una forza primigenia. Per Esiodo è una delle quattro forze primordiali, il più bello degli immortali, è lo scioglitore di membra. Nell’ Iliade ci sono due importanti scene di seduzione erotica che fanno emergere la potenza di Eros e Afrodite. Si tratta del terzo e del quattordicesimo canto. Eros, quindi, compare anche nell’epica guerriera. Le opere di Saffo danno altra voce all’amore. La poetessa è una donna introversa, cioè rivolta alla propria interiorità per la quale sarebbe disposta a ogni rinuncia a differenza degli estroversi che desiderano oggetti condivisi. Saffo, invece, sa che l’amore è una potenza primordiale dalla quale non si può sfuggire. Alceo, Catullo sono solo alcuni dei poeti che si interrogano sull’amore. Poesie, tragedie… numerosi gli spunti per parlare di Eros spesso come malattia, una divinità terribile anche definito come signore degli dei. Platone ne dà un’altra visione dando origine a una metafisica di Eros interpretato come una forza numinosa e luminosa che può diventare oscura quando l’anima non la sa vivere nel modo giusto. Per Platone, infatti, l’anima è tripartita. Se Eros riesce a coordinarne tutte le sue parti verso l’alto, diventa una forza luminosa. In caso contrario si trasforma in una forza tenebrosa. Il movimento della vita, proprio per questo, può essere dato dall’amore e non dalla ragione. Per Platone è ciò che spinge a generare nella bellezza a vari livelli. Infatti, si può dar vita a meravigliosi discorsi tra anime belle alla ricerca della verità. L’amore è un demone traghettatore e trasmette messaggi tra uomini e dei, mette in contatto l’umano e il divino, la ragione e la follia. “Forse ci innamoriamo quando incontriamo qualcuno che sa di intercettare la nostra follia e grazie al quale riusciamo a dialogare con essa. Scopriamo che, per capire noi stessi, abbiamo bisogno dell’altro. Così Eros potrebbe essere una forza capace di farci vivere per sempre” ha concluso il prof. Banaudi.

Giovanna Cravanzola

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