Sabato 26 febbraio 2022 alle 16, in videoconferenza, la prof.ssa Irene Baldriga ha presentato “Estetica della cittadinanza. Per una nuova educazione civica” (Ed. Le Monnier). L’autrice ha dialogato con Nicoletta Fasano (Israt). L’incontro è stato organizzato da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C di S. Damiano, Museo di Cisterna, Israt, Associazione “Franco Casetta” con Fra production spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.
Un volume, come ha detto Nicoletta Fasano, composto da 116 pagine intessisissime e ricche di stimoli. “Il libro nasce sull’urgenza di prendere posizione rispetto ad alcune questioni partendo dall’incendio di Notre-Dame a Parigi per la reazione che questa vicenda ha suscitato. Era giusto disperarsi solo per la perdita di una cosa? Esprimendo il mio parere, ho manifestato la mia cittadinanza estetica perchè il sentimento del bello dovrebbe unirci nel desiderio di creare una connessione tra storia e senso della memoria. Tutto ciò dà sostanza al nostro partecipare alla vita di comunità per trovare un punto di riferimento nel tempo, nello spazio nei luoghi che abitiamo o in quelli in cui vorremmo trovare un riconoscimento andando al di là dei luoghi di appartenenza” ha sottolineato la prof.ssa Baldriga.
Il punto di partenza, però, è la conoscenza dei luoghi che si abitano che consente di stare insieme intorno alla bellezza senza limitarci ma anche di dilatare i nostri confini condividendo tutto ciò con gli altri. Il cittadino estetico, infatti, è un cittadino globale perchè chi ama la propria cultura rispetta quella degli altri, si ispira e vuole confrontarsi. “Per questo – ha proseguito Irene Baldriga - è necessario assumere una postura non fisica ma mentale e spirituale rimanendo in ascolto”. Per i classici il luogo preposto a questo era la piazza dove il cittadino proponeva le proprie istanze ma ascoltava anche quelle degli altri. Questa chiave dovrebbe essere insegnata a scuola chiedendo ai ragazzi a dire ma anche ad ascoltare. Il cittadino estetico deve reimparare il silenzio che, però, a volte spaventa perchè si ha paura di esplorare la propria interiorità ma anche perchè è sempre più difficile trovare qualcuno disposto ad ascoltarci almeno per sapere come stiamo. Fruendo di un’opera d’arte, di un paesaggio, della bellezza in generale… ci si pone in questa condizione di ascolto. L’opera d’arte ci interroga e noi possiamo ascoltarla cercando di darle una voce attraverso la nostra reazione che, innanzitutto, è emotiva. Per questo motivo occorre promuove lo studio della storia dell’arte, attraverso la scuola, a tutti i cittadini ma, purtroppo, non è garantita a tutti. Accedere alla bellezza ci apre alla felicità e, come ha ricordato Nicoletta Fasano, le chiusure degli ultimi due anni hanno sollecitato il desiderio di fruire di tutto questo.
“Difendere le opere d’arte è un atteggiamento di estetica del cittadino come quello degli angeli del fango che si mobilitarono per difendere un patrimonio comune ponendo le basi di una cittadinanza globale. Questo è uno dei grandi obiettivi dell’educazione non per attaccarsi ad un luogo ma a dei valori. La scuola ha un ruolo chiave in tutto ciò ma la legge relativa all’educazione civica ha partorito linee guida molto superficiali non sostenendo l’importanza all’educazione alla bellezza. C’è un rapporto tra museo, politica ed educazione. Infatti il museo è una palestra per la cittadinanza per fruire della memoria, della cultura… I musei non sono apolitici, non raccolgono solo oggetti ma sono luoghi dove si narrano, si selezionano, si raccolgono oggetti e tutto ciò corrisponde ad azioni che sono politiche perchè la politica dovrebbe orientare la memoria e il rapporto con la comunità. Il patrimonio, per questo, non è solo piacevole e prezioso ma è un punto dove esercitare la nostra militanza e prendere posizione definendo le funzioni cruciali del nostro tempo. Però occorre fare in modo che i cittadini siano consapevoli della propria e dell’altrui appartenza e scuola e comunità devono impegnarsi in questo. Nei documenti relativi al primo ciclo scolastico tutto ciò è declinato in modo efficace ma, in ogni caso, sarebbe necessario fornire strumenti concreti agli insegnanti partendo dalla scuola dell’infanzia perchè i bambini sono aperti allo stupore. Lo stesso stupore che prova chiunque quando si sente a casa propria anche quando è altrove perchè avverte lo spirito di un luogo di pura bellezza quando sono gli stessi abitanti che hanno voluto condividerla” ha proseguito la prof.ssa Baldriga.
Infatti incontrare i luoghi significa incontrare persone, valori e, l’esserne consapevoli, fa di noi cittadini speciali. In questo percorso, la narrazione dà il senso alle cose e, pedagogicamente, è una delle chiavi fondamentali per arrivare a chiunque e serve per dare significato alle cose. Le comunità che vivono nei territori devono rivendicare il diritto di parola sentendosi eredi ma anche investiti di responsabilità.
Non si può essere buoni cittadini senza il valore del tempo, della riflessione… invece c’è sempre la corsa del lontano e manca la cultura della prossimità che è quella della consapevolezza di identità da cui tutto deve partire.
Giovanna Cravanzola