Lunedì, 30 Maggio 2022 | Scritto da: didattica


“Social media corpo e relazioni. Steadycam un’esperienza di educazione al genere”(Ed. Erickson) è il titolo libro che è stato presentato venerdì 10 giugno alle 18 al Castello di Cisterna. L’ incontro è stato promosso da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’ Albese – I. C di S. Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna, Serd - Asl Cn2, Israt con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Si è trattato del primo appuntamento di un percorso sull’educazione di genere. I curatori del saggio hanno dialogato con Giuseppe Masengo (media educator) e Valentino Merlo (educatore professionale) del Centro Steadycam. Il libro descrive una ricerc-azione realizzata nell’anno 2017/18 dagli operatori del Centro Steadycam ASL CN2, coordinata da Gianna Pasquero con la Supervisione della Prof.ssa Chiara Bertone sociologa presidente del Corso di Laurea in Servizio Sociale e il Prof. Michele Marangi media educator docente a contratto presso l’università Cattolica di Milano. “Si tratta di un importante lavoro corale. È un progetto ma anche una ricerca e una scommessa. Ha circa 20 anni il Progetto Steadycam si occupa di fare prevenzione alla salute usando media vecchi e nuovi. Nel tempo abbiamo strutturato collaborazioni con un progetto sulle violenze di genere. Siamo partiti da stereotipi vecchi e nuovi che favorivano le discriminazioni. Questi temi riguardano la vita e le sue competenze in generale. Non eravamo esperti sul tema ma abbiamo attivato un percorso di ricerc-azione. Il tema del genere ci appartiene perché spesso se ne è discusso su sollecitazione dei ragazzi partendo da quelli delle dipendenze, della rete, della scuola… Tutto ciò faceva emergere discriminazioni di vecchio stampo sia sulle ragazze ma anche su chi aveva un orientamento sessuale diverso. Il passo successivo è stato approfondire il tema delle relazioni - e di come i media li hanno modificati - insieme a quelli del rispetto e delle pari opportunità. Sono stati coinvolti 4 istituti nel 2018: 2 albesi e 2 braidesi che hanno lavorato su questi temi” ha sottolineato dott.ssa Gianna Paquero, una delle anime di questo progetto. La prof.ssa Chiara Bertone ha collaborato relativamente al metodo di smontaggio del genere lasciando spazio alla riflessione sul fatto che si costruisca. “Oggi molto ragazzi sono dissidenti dal fatto di collocarsi ed è un movimento culturale che, in questo momento, non è chiaro neppure ai sociologi. Occorre creare spazi di riflessione per i più giovani ed è cruciale. Non si lavora più solo sul cambiamento del femminile ma anche sul maschile. Dal punto di vista sociale c’è una polarizzazione. Da un lato, il movimento della dissidenza che viene da una generazione precaria i cui ruoli di genere non sono più prevedibili. Si deve costruire un alfabeto per vivere questi tempi dove non occorrono più ruoli fissi che, invece, devono essere reinventati. All’inizio lo hanno dovuto fare le donne ma ora spetta anche agli uomini: o si cavalca la precarietà o si reagisce con la tenuta del genere, la nostalgia dei ruoli, il vittimismo degli uomini che lo hanno perso e riversano sulle donne il proprio rancore” ha concluso. Gli adulti sono spiazzati – ha sottolineato Merlo – perché non sono in grado di comprendere fino in fondo questa nuova condizione ed è importante conoscere anche come i social media si occupano di questi problemi. Di questo si è occupato il prof. Michele Marangi che ha sottolineato come i media offrano nuove possibilità di comunicazione ma anche di mediazione. Importante è la rappresentazione sociale e culturale. Lavorare su questi temi con i ragazzi vuol dire riflettere insieme a loro ma anche lavorare sulle rappresentazioni personali e socioculturali. I ragazzi, infatti, vivono immersi in questi flussi ma sono anche fragili per il momento storico che tutti stiamo vivendo. Così l’instabilità diventa un modo di vivere nella precarietà. Bisogna invece costruire scomponendo e ricomponendo le loro rappresentazioni. Tutti i social – diversi per utilizzo anche rispetto alla fascia d’età – sono fluidi e occorre osservarli senza preconcetti per vedere rappresentazioni sociali non banali.
“Si è cercato di toccare i vari temi sondando il rapporto maschile/femminile. Successivamente ci si è confrontati lavorando su alcuni spot commerciali per arrivare ad una riflessione sui diritti” ha detto il dott. Giuseppe Masengo.
“Rispetto, però, è stata la parola chiave perché solo educando alle differenze è possibile attivare percorsi di senso su queste tematiche” ha concluso la dott.ssa Pasquero.
Giovanna Cravanzola

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