Dopo aver parlato di poesia, Emilio Jona è tornato per il Polo cittattiva, per presentare il suo ultimo saggio“Essere Altrove. Scritti sull’ebraismo” (Neri Pozza). Ne ha discusso, in videoconferenza il 19 gennaio ‘23, con Nicoletta Fasano (storica, ricercatrice presso Israt). L’ iniziativa è stata promossa da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di S. Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo e Comune di Cisterna d’Asti con Fra Production Spa, Israt, Associazione “Franco Casetta”, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.
Come ha sottolineato Nicoletta Fasano, difficile descrivere l’attività di Emilio Jona in poche parole. Uomo poliedrico, appassionato e dagli interessi multiformi, è avvocato, romanziere, poeta, librettista, studioso di cultura popolare. È stato uno degli iniziatori del gruppo “Cantacronache”. I suoi libri di etnomusicologia più recenti sono: “Al rombo del cannon. I canti popolari nella Grande Guerra” (Neri Pozza) e “Costantino Nigra. I canti popolari del Piemonte” (Einaudi, Torino 2009 - Neri Pozza) entrambe scritti con Franco Castelli e Alberto Lovatto. Tra i numerosi libri di poesia La cattura dello splendore (Mondadori,1998). Il Fregio della vita (Neri Pozza, 2019) è il romanzo più recente mentre “Il non più possibile fruscio degli anni” (Interlinea, 2022) è la sua ultima raccolta poetica. Un incontro, come ha ricordato Nicoletta Fasano, anche per salutare Betti Zambruno che aveva dialogato con Emilio al Castello di Cisterna d’Asti nel corso della presentazione di “Il fregio della vita”, il 27 settembre 2020.
“Il saggio “Essere altrove. Scritti Ebraici” raccoglie alcuni degli articoli dell’autore (su una mole ben più corposa) tratti dalla rivista “Ha Keillah”. Ma cos’è l’altrove per Emilio Jona?
“Il titolo prende spunto da Péguy che sostiene che il grande vizio del popolo ebraico è essere altrove ma questa è anche una grande vocazione e virtù. La realtà è che, per poco meno di 2000 anni, la loro storia è stata proprio quella di essere altrove. Un popolo disperso, della diaspora ma che si è portato con sè i libri sacri. Sul Monte Sinai, però, Mosè aveva ricevuto non solo la Torah scritta ma anche quella orale. Già allora erano presenti tutte le interpretazioni.
Quindi la vocazione è l’interpretazione del testo che diventa molto di più. Si trasforma nella modalità fondamentale dal I° secolo d.C. perchè è già interpretazione in quanto contiene la parola divina in un linguaggio umano. Il Salmo 62 dice “Una cosa hai detto e due ne ho udito” ed il pensiero ebraico è quello del due non dell’uno perchè tiene in sè l’alternanza. Dio stesso è ossimoro inesplicabile che si spiega soltanto con se stesso. Per questo, ‘l’essere altrove’ diventa pensiero osmotico, ponte, passaggio e confluenza con altre culture. È pensiero che indaga su se stesso. Qui c’è già il nucleo dell’antigiudaismo perchè è il punto di vista di una minoranza ed è per questo che il pensiero ebraico è pensiero della memoria non della storia che nasce solo con lo Stato di Israele. Prima è solo memoria. L’identità ebraica è contraddittoria e vi giocano polarità duali. La Genesi della Bibbia, può avere due posizioni contrastanti. O è ispirata da Dio e mai mutata oppure si può pensare come un materiale straordinario non unitario ma ribollente e che ha cinque livelli autoriali diversi. La Bibbia è stratificazione prima orale e poi scritta e, per certo ebraismo, è scritta da uomini eccezionali che vogliono chiedersi il motivo per cui sono al mondo. Ci sono modi diversi di guardare il testo sacro e, per questo, ci sono ebraismi diversi. Quindi la Bibbia è complessa è contraddittoria. Oltre a tutto questo, c’è poi l’interpretazione laica dell’ebraismo di Herzl, nata in risposta all’affaire Dreyfus. Si immagina uno Stato ebraico in cui si parla la lingua tedesca e con le stesse regole in vigore in un altro Stato europeo della fine dell’ ‘800. Per molti, solo nel ‘48 nasce la storia con un ebreo nuovo, combattente, combattivo, operario e molto critico contro l’ebreo diasporico ma anche contro l’ebreo che si è fatto uccidere. L’interesse per la Shoah, infatti, nasce solo nel ‘61 con il processo Eichmann” ha detto Jona.
Purtroppo, la nascita di Israele non ha risolto un problema complesso. Innanzitutto non ha risolto l’identità ebraica perchè è mutata nei secolti attraverso molte polarità e anche l’antisemitismo.
“Io, ad esempio, riconosco la mia ebraicità attraverso la persecuzione” ha sottolineato Jona.
Ormai da più di un secolo, con la concessione dei diritti civili, l’antigiudaismo religioso si è trasformato in antisemitismo. Vi si riflettono vizi e virtù di questo popolo. L’antigiudaismo cattolico vuole esorcizzare le radici ebraiche del cattolicesimo. Gli ebrei non sono diversi ma hanno rifiutato di vedere uno di loro come figlio di Dio. Per questo devono essere perseguitati. In realtà, Gesù era profondamente ebreo e il cattolicesimo nasce a partire da San Paolo. Questa forma di avversione antiebraica avviene perchè è un popolo testimone che va mantenuto a distanza. Prima del ‘48 tutte le sinagoche erano in strade, piccoli vicoli. Il popolo deicida non doveva infastidire. Eppure Gesù fu ucciso, su sullecitazione di Caifa e del Sinedrio, in modo tipicamente romano.
A poco a poco, si giunge al razzismo perchè è sempre utile un capro espiatorio da additare sempre e, un po’ alla volta, si arriva all’antisemitismo che è un fenomeno ottocentesco.
All’inizio del secolo, con Napoleone, cambiano le cose perchè vengono concessi riconoscimenti come cittadini ma mai come popolo. Si liberano i ghetti determinando l’opposizione cattolica. Nonostante ciò, l’ebreo rimane tenacemente legato alle tradizioni, alle ferree norme dietetiche che, in realtà, determinano la coesione dei gruppi. Una resistenza che non viene abbattuta dalle persecuzioni. Tutto ciò aumenta il sospetto: si dichiarano il popolo eletto, hanno poteri misteriosi e praticano l’usura. Ma, rispetto a quest’ultimo aspetto, occorre un approfondimento. La tradizione ebraica vietava l’usura ma è il mondo dei gentili che costringe gli ebrei a praticarla per ragioni teologiche in quanto vietata ai cattolici. Infatti non è permesso monetizzare il tempo perchè appartiene a Dio. Gli ebrei, invece, non potendo possedere dei beni, hanno disponibilità di denaro contante. Il pregiudizio arriva fino alla pubblicazione dei “Protocolli dei Savi di Sion”, un evidente falso diffuso in milioni di copie dai tedeschi anche in tutti i Paesi arabi. Si costruisce e si consolida, così, l’immagine di un ebreo immaginario.
Ma esiste anche un antisemistismo dei poveri, durante l’affare Dreyfus, ad esempio, il socialismo francese era contro gli ebrei perchè è più facile scegliere il gruppo più debole come capro espiatorio contro le proprie miserie. Uscendo dai ghetti, infatti, gli ebrei provocano invidia. Infatti, sanno leggere e scrivere in mezzo a una maggioranza di analfabeti, esplodono in tutte le arti intellettuali e nelle finanze. Per questo, gli ufficiali ebrei, rispetto alla percentuale ebraica in Italia, erano la maggior parte nella prima Guerra Mondiale. Stessa cosa accadeva a Berlino dove, negli anni ‘30, la metà degli avvocati della città era ebrea. Tutto ciò dà origine al grande massacro nazista.
“Ma Emilio Jona che ebreo è? Il tuo ebraismo è il rapporto con la parola parlata, letta, scritta. Dici che leggere è il mio piacere e il mio destino” ha chiesto Nicoletta Fasano.
“Da principio era il verbo. Io mi sento cittadino del mondo e per il mondo che mi include e mi sento al contempo ebreo. Il mio ebraismo è stato trasversale retaggio della tradizione. Io non mi sentivo diverso. Ad un certo punto sono stati gli altri a vedermi così. Dell’ebraismo apprezzo l’ermeneutica, la capacità di coniugare passo e presente ma anche l’attesa messianica. Il Messia è utopia, è il mondo perfetto che, per l’ebraismo, non si è realizzata. È l’approccio verso l’oscuro. È importante la letteratura intorno all’ebraismo. Il pensiero crea il miracolo e la forza della parola” ha risposto Jona.
La situazione di Israele è un problema angoscioso per Jona.
“Per arrivare al presente, parliamo del passato. Penso che non debba essere stato etnico ma laico, composto da ebrei e non ebrei. L’ebraismo talebano ricorda l’ islamismo iraniano e afgano. Io ho sono convinto dell’importanza del dialogo tra ebrei e arabi. Per questo ho anche raccolto tutto quello che ho scritto negli anni in questo senso. La storia dovrebbe essere letta in modo non antagonista. Oggi, in Israele, gli ebrei hanno tutti i diritti mentre non è così per il resto della popolazione. Il sionismo non è un nazionalismo come gli altri ma mira al fatto che il popolo, dopo anni, voglia una terra. Per palestinesi, invece, gli ebrei sono stranieri a cui biosgna resistere. Oggi Israele vive una deriva etnica. Prima lo Stato ebraico era democratico (’48) con diritti a tutti gli abitanti senza distinzione di religione. Oggi la situazione di intolleranza è preoccupante. Il mondo di Israle è fatto da ebrei religiosi intolleranti e da arabi intolleranti. Noi, come intellettuali ebrei italiani, ci siamo schierati contro questo” ha detto Jona e ha concluso dicendo che l’importante, oggi, è continuare a essere, pensare e a opporsi in un mondo in cui spesso cambiano cultura e pensiero.
Giovanna Cravanzola