Pensando al popolo ebraico, si ricordano le immagini del 27 gennaio ma, spesso, si percepisce come altro da noi. In realtà, questa cultura millenaria affonda le sue radici nel nostro territorio almeno da duemila anni. Giovedì 9 febbraio 2023, Anna Foa ha permesso di esplorare una storia che molti ignorano. L’occasione è stata la presentazione del suo saggio “Gli Ebrei in Italia. I primi 2000 anni” (Laterza) di cui ha discusso con Nicoletta Fasano (Israt). La videoconferenza è stata promossa da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. di S. Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo e Comune di Cisterna con Fra Production Spa, Israt, Associazione “Franco Casetta”, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti.
Anna Foaha, già docente di Storia moderna all’Università di Roma La Sapienza, si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei. Tra le sue pubblicazioni: Ateismo e magia; Giordano Bruno; Eretici. Storie di streghe, ebrei e convertiti; Andare per ghetti e giudecche; Cicerone o il Regno della parola (con V. Pavoncello); Andare per i luoghi di confino. Per Laterza è autrice, tra l’altro, di: Ebrei in Europa. Dalla Peste Nera all’emancipazione XIV-XIX secolo; Diaspora. Storia degli ebrei nel Novecento; Portico d’Ottavia 13. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ’43; La famiglia F.
Nicoletta Fasano è una storica, ricercatrice presso l’ Israt. Scarso, ha detto in apertura, lo spazio messo a disposizione della storia ebraica sui manuali scolastici rendendo poco comprensibile nei ragazzi – e non solo – molti aspetti di quella che è la nostra storia collettiva. “Il libro di Anna Foa è finalmente uno strumento didattico di autoformazione che aiuta gli insegnanti a colmare un buco nero perchè immaginare la storia dell’ Italia senza la presenza ebraica è praticamente impossibile” ha detto.
“Sintetizzare 2000 anni di storia di un popolo non è stato facile – ha sottolineato Anna Foa – ma è basato su attente ricerche. Ho deciso di partire dalla specificità degli ebrei italiani, una piccola minoranza, in rapporto con la Chiesa cattolica da sempre. Per questo non si tratta di un libro di storia ebraica ma italiana”.
Comunità presente ancor prima della diaspora, successivamente, è caratterizzata da un rapporto ambivalente con la chiesa che, se da un lato la considera colpevole, dall’altro l’ accetta e ne ammette la presenza. Si tratta di un compromesso in cui, come unica minoranza collettiva, può convivere accanto al mondo cristiano cattolico. Il culto è accettato e non represso purchè rimanga su un livello di inferiorità. Per molto tempo c’è una vita libera e attiva nelle giudecche e questa è la culla della diaspora nella cultura europea. Molti ebrei arrivano o sono originari della Giudea ma molti altri sono presenti sul territorio da epoche ben più antiche che portano, insieme a quella di altri popoli, a una colonizzazione delle coste mediterranee.
Con l’avvento dell’ Impero romano cristiano, la minoranza ebraica diventa presenza contrapposta e lo specchio religioso diventa più importante mentre non lo era per il mondo antico. Per i pagani la distanza dagli ebrei era dovuto all’ insofferenza per il loro monoteismo, le regole alimentari e di vita che erano diverse da quelle degli altri. Nell’800, ottengono i diritti civili e i rapporti con gli altri diventano egualitari con caratteristiche specifiche sulla loro religiosità.
In Italia non arrivano molte persone dall’ est Europa e non c’è la proletarizzazione come accade in America dove, al contrario, giungono molti immigrati a causa delle restrizioni che vivono nelle terre d’origine. Ad esempio, molte delle sarte morte nel rogo dell’ 8 marzo 1911 a New York, sono immigrate ebree. L’Italia non è appetibile perchè ci sono meno restrizioni ma non c’è una scarsa possibilità di progressione sociale. Qui i più proletari erano i piccoli commercianti di Roma.
Grazie al papato, la presenza ebraica è accettata ma l’immagine è quella di una Chiesa trionfante e la sinagoga accasciata presente in molte cattedrali. Però, sono allo stesso livello e non subordinate. La Chiesa, in ogni caso, non accetta l’apertura dei diritti. I ghetti in Italia sono specifici. Hanno lo scopo di convincere alle conversioni mentre nelle giudecche la vita avveniva in mezzo ai cristiani. In Spagna le abitazioni erano già separate nel 1480 mentre in Italia ciò accade nel 1516 con il ghetto di Venezia. Sul nostro territorio la ghettizzazione è sparsa in piccoli quartieri. Si punta alla conversione non alla distruzione come avvenne con il nazismo.
Purtroppo molti sono gli stereotipi che accompagnano gli ebrei. Il primo è relativo ad una loro favolosa ricchezza accumulata con il prestito ad usura. In realtà, essendo commercianti ma non potendo possedere terre (dopo il ‘500), avevano disponibilità di liquidità. Prima di allora, pur potendo possedere le terre, erano stati tagliati fuori dal mondo rurale con il divieto di possedere schiavi cristiani e, quindi, di lavorare i latifondi. Così si avvicinarono alle città nell’ Italia dei Comuni che avevano necessità dei prestiti ebraici per poter investire. Il tasso, però, è controllato e garantito dalla città. Alla fine, quando non se ne ha più necessità, si arriva ai Monti di Pietà e alle banche cristiane. Spesso, le comunità sono piccolissime, composte solo da una famiglia e, a volte, non possono neppure pregare in quanto manca una presenza adulta di dieci maschi. La grande città di Bologna, invece, ha un grande numero di prestatori. La scelta del prestito per gli ebrei è vista come una possibilità di risalita sociale essendo loro impedito l’ingresso nella nobiltà. Alla fine del ‘400 finisce questa fase anche per via ci sono tante conversioni.
Comunque la presenza ebraica in Italia è sempre stata molto limitata. Nel ‘38 erano 1 su 1000, poi 1 su 1500 e oggi gli iscritti sono 23000 pari a quello degli abitanti di una piccola cittadina.
“La ricchezza degli ebrei è un grande pregiudizio. Io sono di Moncalvo, mio nonno era di Moncalvo: Giuseppe Foa poi rabbino a Torino. Mio padre, in una lettera, ha scritto che avrebbe voluto essere seppellito lì ma non è stato possibile non essendoci un cimitero ancora funzionante. Comunque il nonno era molto povero e la frutta in famiglia si mangiava solo per le feste ebraiche” ha detto la Foa.
L’ accusa del sangue (omicidio rituale) era un’altra delle colpe ingiuste attribuite agli ebrei. Nicoletta Fasano ha ricordato la vicenda di Michele Iacobi, vittima di sevizie da parte degli spagnoli. Le accuse, però, vanno agli ebrei astigiani che vengono sottoposti alla pena della corda. Successivamente, la narrazione sposta l’episodio in altro periodo in modo che non ci sia modo di attribuirla agli spagnoli. Un’altra accusa era la profanazione dell’ ostia che durò a lungo.
Dopo il 1848, forte fu la partecipazione ebraica al Risorgimento ma erano entrati nell’esercito già nel periodo. Questi e molti altri i temi trattati nell’incontro che, come ha sottolineato Nicoletta Fasano, ha anche riportato alla memoria la storia delle piccole comunità grazie alle domande dei presenti. “Basta questo per capire come e quanto gli ebrei facciano parte integrante della storia italiana” ha detto.
“Un’ Italia triste quella senza minoranze” ha concluso Anna Foa.
Giovanna Cravanzola