“Io posso!”… chissà quante volte abbiamo sentito queste parole anche senza bisogno che qualcuno le pronunciasse! Quel qualcuno, probabilmente, voleva farci sentire che poteva fare cose vietate alla maggior parte dei comuni cittadini, quelli come noi. Quasi sicuramente, abbiamo provato la sensazione di essere impotenti. Eppure non è sempre così che vanno le cose ed è proprio di
questo si parla in “Io posso, Due donne contro la mafia” (Feltrinelli) di Marco Lillo e Pierfrancesco Diliberto. Al suo interno, è narrata la vera storia delle sorelle Pilliu che, con tutte le forze, si sono opposte all’arroganza mafiosa. Marco Lillo ne ha discusso con Mauro Ferro, in videoconferenza, giovedì 30 marzo 2023 alle 18. L’incontro è stato promosso da Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese – I.C. di S. Damiano, Museo Arti e Mestieri di un Tempo e Comune di Cisterna con Fra Production Spa, Israt, Associazione “Franco Casetta”, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Ne discuteranno Marco Lillo e Mauro Ferro.
La vicenda, come ha detto Ferro in apertura, appare un labirinto kafkiano all’interno del quale si muovono molti protagonisti della Palermo – anche mafiosa – di quegli anni. Le Pilliu sono donne risolute che si oppongono ai prepotenti che, in barba alla legge, sono convinti di poter fare tutto ciò che vogliono. Il libro, uscito due anni fa, ha riscosso un successo inaspettato. “La speranza – ha detto Lillo - è che possa avere un finale nel futuro perchè oggi non c’è ancora. Ciò che ci ha spinto a scrivere questo libro è che non tutte le fiabe finiscono bene ma il finale è coerente con la morale di questa storia”. Due sorelle si oppongono a un costruttore potentissimo, collegato alla politica, amico di avvocati importanti e anche di esponenti della Palermo che conta. Quest’ultimo, falsificando delle carte, vuole dimostrare che un terreno gli appartiene e riesce a costruirci un palazzo di nove piani. La zona è bellissima, si gode di un paesaggio stupendo e molti boss vogliono uno di questi appartamenti. Il costruttore, allora, fa capire alle Pilliu che si devono togliere di mezzo. “Se queste due donne sole avessero agito razionalmente, avrebbero ceduto come tutti gli altri. In cambio avrebbero ricevuto un appartamento nel palazzo abusivo con lavori effettuati da ditte legate alla mafia. Invece, oggi, Savina Pilliu ha delle casette sghembe, una vita rovinata in 30 anni amari. Ci deve essere per forza un finale diverso. Ci siamo chiesti cosa fosse possibile fare per loro. Pif abitava lì vicino e ha visto crescere il palazzo. Ogni volta che ritornava a Palermo si aggiornava. Mi raccontava e io scrivevo sui giornali… Oggi, però, le sorelle devono pagare 23 000 euro di tasse allo Stato. Noi potevamo solo fare un libro per aiutarle a pagare insieme a tutto il possibile per cambiare questa storia. Comunque, la sorella superstite è già parte del cambiamento della mentalità dei palermitani. Prima del libro, chi passava in zona, provava schifo per quelle casette diroccate e l’ammirazione per il palazzo abusivo. La nostra massima soddisfazione è stata quando il libro è stato presentato nel loro negozio i vicini di casa che venivano a ringraziare. Avevano capito cosa c’era dietro questa storia ed erano felici di poter partecipare. Inoltre, vedere le forze dell’ordine alla presentazione è stata la dimostrazione che lo Stato era dalla parte giusta. Ho capito che non bisogna sottovalutare i lettori e le persone in generale. Avevamo scritto per metterci un po’ la coscienza a posto (anche perchè, durante la pandemia, le sorelle avevano grosse difficoltà e purtroppo Maria Rosa era morta). Invece il libro è stato in cima alle classifiche e il pubblico non è mai mancato alle presentazioni. Il messaggio, allora, è questo: se tu informi e spieghi una reazione c’è. Non bisogna mai dare per scontato nulla perchè c’è sempre un modo per cambiare le cose” ha detto Lillo. Quello che si evince è che la mafia ha grossi interessi nell’ambito dell’edilizia ed è di tipo manageriale. Queste donne scelgono di non scendere a compromessi nonostante siano consapevoli di quello che stanno facendo. Incontrano anche Borsellino per quattro volte. “Spero nella ricostruzione delle casette e nell’abbattimento, almeno in parte di quel palazzo. Noi ci batteremo per questo” ha concluso il giornalista.
Giovanna Cravanzola