Pnrr, questo sconosciuto. Se ne è discusso mercoledì 20 dicembre in videoconferenza nell’ambito della presentazione di “PNRR: la grande abbuffata” (Feltrinelli) di Roberto Perotti e Tito Boeri. Quest’ultimo ne ha discusso con Mario Renosio. L’incontro è organizzato da Polo Citt. Astigiano Albese – I.C. di S. Damiano, Museo e Comune di Cisterna con Fra Spa, Israt, Lib. “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Tito Boeri insegna all’ Università Bocconi. È stato il primo professore a introdurre un corso interamente in lingua inglese. È direttore scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti e del Festival dell’Economia di Trento e non solo. Ha pubblicato diversi saggi. Mario Renosio è storico, ricercatore, già direttore dell’Israt.
Come ha sottolineato Renosio in apertura, il titolo fa venire in mente un film del passato ma, soprattutto, rende chiara l’opinione dei relatori sul Pnrr, licenziato nel febbraio 2021 dall’ Ue come metodo per rilanciare le economie dei Paesi membri dopo la pandemia. In questo modo, sono stati erogati finanziamenti per alcuni settori progettuali dei Paesi membri. L’idea era un rilancio dell’economia europea fortemente segnata dal covid. Il volume parla del senso di ubriacatura scatenato da questi soldi, che sembravano cadere a pioggia, senza riflettere sul fatto che la cifra ottenuta dall’Italia non ci era stata concessa per particolari meriti ma a causa di mancanza di riforme strutturali e anche per essere stato il primo Paese occidentale a dover fronteggiare l’emergenza pandemica. Così ci siamo indebitati per circa 123 miliardi di euro con un tempo per poter spendere questa cifra decisamente esiguo, il 2026 e con il rischio molto alto di far emergere classi dirigenti colluse con la malavita organizzata. Purtroppo non sono previsti fondi per la gestione e la manutenzione dei manufatti realizzati e il tempo per spenderli è molto esiguo 2026. Inoltre, i fondi sono legati a riforme strutturali che il nostro Paese non mai affrontato con l’idea di fondo che, alla fine, sarebbe stato proprio il Pnrr a far cambiare la mentalità a milioni di italiani in modo da arrivare a un Paese ideale e anche a realizzare tutto ciò che non è stato mai fatto in decenni.
Boeri, a questo proposito, ha parlato di un fenomeno studiato dagli economisti e denominato la maledizione delle risorse naturali. Quando un Paese molto povero scopre inaspettate risorse naturali, spesso non le sa gestire scatenando conflitti che possono anche portare a guerre civili e impoverimento per la suddivisione della ricchezza. Oggi, nel nostro Paese, non ci sono guerra ma il clima è cambiato. Alla fine del 2020, si parlava di risorse senza costi ma, in economia, questo impossibile. All’epoca, invece, sembrava che tutto ciò potesse permetterci un nuovo boom economico ma, se guardiamo la legge di bilancio e le promesse elettorali disattese, si fatica a trovare proroga al taglio del cuneo fiscale. Oggi la nuova manovra economica è in deficit. Stiamo, ancora una volta, aumentando il debito. Eppure, chi in tempi non sospetti si dissociava da questo clima di festa, veniva additato come uno jettatore. Invece, già allora, le priorità definite nel piano erano state valutate molto male ed erano lontane dai programmi elettorali dei partiti.
Non sono state fatte le giuste valutazioni prima di partire, quelle che avrebbe fatto qualsiasi famiglia prima di indebitarsi. Al contrario, abbiamo preso più soldi possibile senza sapere come spenderli. Tra l’altro, come già detto, queste cifre sono arrivate per situazioni oggettive e non grazie alla capacità di contrattazione della classe politica. Infatti i Paesi più in crisi hanno ricevuto maggiori finanziamenti.
Oggi il problema non è come ricevere questi soldi ma come spenderli e come restituirli in seguito.
Probabilmente, saremo accondiscendenti con l’Europa fino alle prossime elezioni europee.
Purtroppo, se non non sapremo spenderli bene, alcuni faranno (e forse è già accaduto) una grande abbuffata mentre sulle fasce più deboli si abbatteranno tutti i costi.
In questo momento, abbiamo raggiunto gli obiettivi previsti esclusivamente perché li abbiamo ridotti. Ad esempio, non abbiamo portato a termine la costruzione di asili nido in un Paese come il nostro, con un saldo negativo delle nascite. Questa operazione, invece, avrebbe fatto aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro stimolando anche la natalità. Invece, poiché il piano non prevedeva cifre per sostenere i costi della manutenzione di quanto realizzato, i comuni hanno preferito abbellire le scuole dell’infanzia già molto presenti sul territorio mentre il problema dell’assistenza riguarda la fascia 0-3. Il governo avrebbe dovuto dare certezze ai comuni su questi punti ma non l’ ha fatto e quello attuale ha dimensionato gli obiettivi previsti per gli asili nido. Quindi, progetti scritti male e in fretta quando sarebbe meglio non spendere queste risorse piuttosto che farlo male all’interno di una situazione di crisi mondiale.
Un altro tema importantissimo – ha proseguito Boeri - è il rapporto riforme/investimenti per i quali sono necessari moltissimi passaggi che la nostra amministrazione non è in grado di portare a termine in tempi così brevi. Le riforme avrebbero dovuto andare al passo con gli investimenti.
La riforma del lavoro, rispetto alla cifra erogata, sarebbe costata molto poco e non era necessario aspettare i fondi del Pnrr. La rivoluzione per la scuola doveva essere la carriera degli insegnanti per garantire un corpo docenti più preparato e meglio retribuito ma si è bloccato tutto.
Renosio poi ha posto l’accento al vincolo della digitalizzazione che ormai pare risolvere ogni problema. Certamente c’era la necessità di connettere anche i più piccoli comuni ma il livello di partenza non non giustificava investimenti così ampi. Ad esempio, nella scuola, l’impressione di molti operatori nel settore è che si sia speso senza molto criterio.
“Siamo vittime del mito della digitalizzazione che sembrerebbe risolvere tutti i mali. Nelle scuole, si sono visti finanziamenti ingentissimi che è stato molto difficile spendere senza sprechi. Invece non si sono destinati soldi per aumentare il numero delle palestre, l’accesso allo sport che danno un valore aggiunto per creare situazioni di socialità per i giovani e non solo. In parte, la responsabilità è anche dell’ Europa che ha imposto il digitale. Non nego il progresso tecnologico ma per un Paese che ha problema declino demografico è agire in qs versante. In futuro, sarà necessario aumentare i flussi migratori per avere più lavoratori ma richiederà investimenti per l’integrazione, la lingua, l’inserimento scolastico. Occorrerebbe pensare anche alle aree periferiche. Invece il Pnrr prevede pochissimo in questo senso e, al contrario, sono state ridotte le risorse ai comuni rispetto a quelle prospettate al posto di quelle non ottenute con il piano” ha proseguito Boeri.
Ma molto altro si potrebbe dire anche del superbonus che ha garantito solo le fasce ricche della popolazione aumentando, inoltre, i costi per qualsiasi lavoro edilizio. Inoltre, il lavoro che si crea in questo ambito, è precario, spesso fornito da immigrati e, soprattutto, molto pericoloso.
Ma, alla fine, quando saremo in grado di restituire questi soldi?
“Sarà molto difficile e il rischio per il nostro Paese è la recessione. Si è trattato sul patto di stabilità ma quando il problema del debito dovrà essere affrontato davvero, potranno essere necessarie operazioni che porteranno lacrime e sangue” ha concluso Boeri.
Giovanna Cravanzola