Domenica, 30 Gennaio 2011 | Scritto da: didattica

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ALPINI DAL TANARO AL DON

Settimo incontro del Polo Cittattiva per l’ Astigiano e l’ Albese

della Direzione Didattica di S. Damiano d’Asti per l’a.s. ‘10/’11

I tragici eventi della nostra storia recente, spesso, sono ancora in attesa di essere compresi e valutati a fondo. La campagna di Russia è uno di questi rappresentando, per moltissime famiglie italiane, una ferita ancora aperta. Un’ intera generazione non ha più fatto ritorno nelle vallate cuneesi e, proprio per questo motivo, il Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese ha deciso di riproporre la presentazione del libro di Giorgio Ferraris: “Alpini dal Tanaro al Don” (Ed. ArabAFenice) che è stato presentato venerdì 11 febbraio 2011 presso il Comune di S. Damiano d’Asti. La serata è stata organizzata in collaborazione alla Biblioteca Comunale “G. Nosengo” di S. Damiano d’Asti e all’ Amministrazione Comunale.

L’autore, maestro elementare, ex consigliere regionale e Presidente della Comunità Montana Alta Val Tanaro, si è da sempre appassionato a questa vicenda non solo dal punto di vista storico ma, soprattutto, umano. Figlio di un reduce, alpino del Battaglione Mondovì, ha vissuto in prima persona il disagio del padre, uomo provato, nel raccontare la sua esperienza di quei tristi giorni. La serata è stata introdotta dai saluti del vicesindaco di S. Damiano, Giorgio Gilardetti mentre il prof. Alessandro Cerrato ha sapientemente condotto l’incontro ponendo domande all’ autore e proponendo spunti di riflessione per il pubblico presente.

Un libro ricco di una densa documentazione fotografica che accompagna il lettore nel duro percorso che condusse molti giovani della Alta Val Tanaro a non fare più ritorno alle proprie case o, in rari casi, ad essere considerati reietti dalla “patria” al loro disperato ritorno. Una storia rimasta in parte segreta e mai del tutto raccontata dagli stessi superstiti per il desiderio di rimuovere per sempre un ricordo così devastante. La motivazione della pubblicazione nasce proprio da questo: un dovere di memoria nei confronti degli alpini reclutati nella Cuneense, un tributo doveroso anche perché, essendo rari i superstiti, molte vicende rischiavano di essere dimenticate per sempre. Della Cuneense, infatti, tornarono solo un alpino su dieci circa e molte furono le famiglie che non ebbero neppure il conforto di aver notizie certe sulla fine dei propri congiunti. Si cominciò a parlare di dispersi e, in effetti, qualcuno – fino alla metà degli anni ’50 – ritornò dai campi di prigionia russi… ma furono pochissimi. Degli altri non si seppe più nulla.

Strazianti gli episodi di altruismo raccontati ma anche quelli di terribili scelte che obbligavano chi ancora si reggeva in piedi ad abbandonare i feriti, chi si fermava sfinito… a morire solo in mezzo al gelo, invocando il nome della propria madre e dei propri affetti.

Moltissimi i presenti alla serata, molti anziani e anche un reduce che, con i loro attenti silenzi hanno la corale di Santo Stefano Roero - sapientemente diretta da Marco Costa – che, ancora una volta, ha sottolineato con maestria gli intensi passaggi narrati dall’ autore intervallando gli interventi con diversi canti alpini ed un emozionante “Inno d’Italia”.

Nell’aria è rimasta un’unica domanda posta dal portavoce della corale: “Perché?” che, purtroppo, rimane ancora oggi senza una risposta di senso.

G. Cravanzola

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