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“RIBELLARSI E’ GIUSTO
IL MONITO DI UN NOVANTACINQUENNE ALLE NUOVE GENERAZIONI”
MASSIMO OTTOLENGHI INCONTRA I RAGAZZI DEL LICEO SCIENTIFICO “VERCELLI” AD ASTI
6^ INCONTRO PER IL POLO CITTATTIVA ASTIGIANO E ALBESE
“Saluto i ragazzi, saluto il futuro io che sono il passato… “ con queste parole, dopo l’introduzione del prof. Alberto Banaudi docente del Liceo Scientifico “Vercelli”, ha esordito un uomo che ha percorso quasi un secolo della nostra storia recente e che, con la sua azione, ha contribuito a costruire l’impianto democratico sul quale è fondata la Costituzione: Massimo Ottolenghi. Poche parole non sono sufficienti a raccontare una vita straordinaria. Nato a Torino nel 1915 è stato amico e compagno di Oreste Pajetta, Emanuele Artom, Luigi Firpo, allievo di Massimo Mila. Grazie alle esperienze maturate a scuola e in famiglia, partecipò fin dall’inizio alla Resistenza con Giustizia e Libertà (è stato anche responsabile del quotidiano «GL»). Lo storico Jocteau ha definito la sua Resistenza non attuata con le armi e la forza ma con la resistenza civile fatta, però, non solo di pensiero ma di azioni che, spesso, misero in pericolo la sua vita per proteggere sfollati di varia provenienza ed ebrei dalla sorda crudeltà di quegli anni. L’incontro è stato organizzato dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – di cui la Direzione Didattica di S. Damiano è capofila – in collaborazione con il Liceo Scientifico “F. Vercelli” di Asti, l’Israt e l’Associazione Franco Casetta di Canale d’Alba.
“Ribellarsi è giusto - Il monito di un novantacinquenne alle nuove generazioni”, ed. Chiarelettere, è una lettera a cuore aperto che il dottor Ottolenghi ha deciso di regalare ai più giovani, esortandoli a vivere pienamente la propria esistenza come cittadini consapevoli e responsabili. Una sorta di “urlo” – come l’ha definito l’autore – rivolto proprio a coloro che, più di altri, hanno diritto di vivere il futuro e farlo proprio. Oggi, adesso, subito. Anche e proprio in un momento difficile come quello che stiamo vivendo. Massimo Ottolenghi ha dipanato un lungo filo di parole a partire dalle vicende che hanno accompagnato la sua giovinezza collegandole con l’attualità: la libertà non può essere conquistata una volta per tutte ma deve essere sempre curata, protetta e riconquistata ogni giorno perché, altrimenti, si rischia di cadere in un dolce oblio che fa dimenticare cosa davvero significhi essere liberi. Solo chi ha provato la costrizione, la paura, l’indifferenza, la clandestinità conosce il gusto amaro della sua assenza e sa anche quanto costi riconquistare questo “sale” indispensabile per la vita di ciascun uomo. Ma spesso, come in passato, gli uomini sono incapaci di fare tesoro di ciò che la storia insegna ed è stato facile, nel dopoguerra, voltare pagina, spesso, senza condannare, almeno moralmente, tutti coloro che si erano macchiati di crimini e connivenze. Si è preferito dimenticare, si è preferito non cercare davvero di capire gettandosi tutto alle spalle: bisognava ricostruire le cose. Si è dimenticato di ricostruire le coscienze. Eppure tutto può di nuovo capitare se non si rimane attenti e vigili, sempre pronti a cogliere le prime avvisaglie che potrebbero portare a quella che Ottolenghi ha definito la “Shoah dei diritti”. Basta poco per farsi cogliere impreparati, basta il disinteresse nei confronti degli altri, l’apatia, l’ insofferenza a tutto ciò che è pensiero e riflessione… ed il gioco è fatto. Proprio per questo, invece, è necessario ribellarsi, essere critici, essere sempre all’erta per accorgersi se il re, qualunque esso sia, “è nudo”. Per far questo occorre iniziare da subito, non farsi alibi dell’età, degli impegni: occorre non trovare più giustificazioni, partendo dal quotidiano, non voltare più la testa altrove per non vedere il marcio che si trova intorno, con la scusa di non scontrarsi, che tanto il mondo va così… che così fanno tutti. Massimo Ottolenghi ci ricorda che, invece, si può e che, anzi, ci si deve mobilitare ogni volta che un diritto, non importa di chi, viene minacciato da qualcuno, partendo proprio dalla nostra piccola realtà: la scuola, il lavoro, il quartiere, il paese… Per non doverci chiedere un giorno dove eravamo. Massimo Ottolenghi, un giovane novantaseienne con l’eterno cuore da ragazzo, un libro da sfogliare che ha regalato parole e speranza ad un attento pubblico composto per la maggior parte da “altri” ragazzi di 4^ e 5^ liceo. Giovani che, con la loro attenta partecipazione e le domande formulate, hanno dimostrato come i ragazzi siano ancora la speranza per un Paese.
Il prossimo appuntamento del Polo Cittattiva, si terrà il 20 gennaio 2012 presso la Biblioteca Comunale di Canale. Verrà presentato il libro “Isacco e le tredici stelle di Davide – I levi di Saluzzo” di Ermanno Giraudo. Il testo racconta la drammatica vicenda della comunità ebraica di Saluzzo, con particolare attenzione a quelle di Isacco Levi, comandante partigiano della 181^ Brigata Garibaldi in Valle Varaita e unico sopravvissuto della sua famiglia sterminata nei campi di concentramento. Saranno presenti l’autore, Isacco Levi e Alessandro Dutto responsabile dell’ Editrice Araba Fenice.
Giovanna Cravanzola