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Giovedì,29 Aprile 2010 | Scritto da: didattica

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A CISTERNA GUERRA E PRIGIONIA NEI RICORDI

DI NATALE PIA

L’antivigilia del 25 aprile sono stata fra i commossi spettatori a Cisterna d’Asti dell’azione teatrale “Fino a quando cadrà la neve” liberamente tratta da “La storia di Natale”, racconto autobiografico sottotitolato “Da soldato in Russia a prigioniero nel lager”, di Natale Pia di Montegrosso. Una serata davvero coinvolgente per adulti, giovani e bambini come sempre avviene per quelle organizzate dall’Associazione Museo Arti e Mestieri di un tempo in collaborazione con la Regione Piemonte, con la Scuola Polo di San Damiano, con l’Ecomuseo delle Rocche del Roero, con l’AIMC di Asti, con l’ISTRAT e altri enti.

Fabio Fassio, Dario Cirelli, e Carlo Nigra della Casa degli Alfieri, in collaborazione con il Teatro degli Acerbi e con la regia di Luciano Nattino, che fa una breve presentazione, ripercorrono per noi con efficacia l’avventura umana di Natale Pia, classe 1922, per tutti Natalino, dagli anni della seconda guerra mondiale, precisamente dal gennaio 1942 al gennaio 1943, da quando, giovanissimo artigliere, partecipa alla campagna di Russia con la drammatica ritirata.

Tornato in Piemonte con la convinzione di essere stato fortunato ad uscire da tale tragedia, dopo l’8 settembre collabora alla lotta partigiana nell’astigiano e viene catturato dai tedeschi. Ripercorrendo

nuovamente il passo del Brennero, è deportato a Mauthausen - Gusen, uno dei peggiori sottocampi.

La sua testimonianza è dunque veramente unica perché unisce tra loro le principali tragedie del Novecento: la peggiore guerra dell’umanità e le peggiori atrocità compiute dall’uomo nel corso dei secoli, abbinate al conflitto fratricida della Resistenza italiana ed europea.

Natale Pia ancor oggi, anziano, mostra quella forza di contadino delle nostre terre avvezzo a superare con pacatezza ogni difficoltà, forza che gli ha consentito, dopo aver visto e sopportato atrocità e privazioni d’ogni tipo, di ritornare per ben due volte al suo paese, ai suoi affetti più cari. E’ stata la figlia Primarosa, nominata il 27 gennaio 2008 “Erede dell’ANED” Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei Campi Nazisti per il suo impegno nella divulgazione della Shoah, a voler raccogliere le sue testimonianze in un libro dopo che, per anni, Natale ha parlato ovunque, nelle scuole, nei circoli, nelle occasioni ufficiali, nelle tante visite ai Lager.

Alla sua storia si intreccia dolorosamente quella di Vittorio Benzi, fratello della fidanzata Margherita che diverrà poi sua moglie. Il giovane, dopo la breve vicenda partigiana, catturato e deportato con Natale, non sopravviverà agli orrori di Gusen morendo proprio lì il 22 marzo 1945 giorno del suo diciottesimo compleanno. L’azione parte da quegli anni terribili di indicibili sofferenze. La scena è volutamente povera, spoglia, ciò che importa è la gestualità dei tre attori che, grazie anche alle proiezioni video di Federica Parone, in un continuo flashback, passano dalla Russia al lager restituendoci attraverso le parole di Pia il ricordo dei tanti dolori fisici e morali subiti senza tuttavia mai perdere il rispetto di sé e degli altri. E dopo gli applausi, meritatissimi, agli attori, al termine Tiziana Mo, della Scuola dell’Infanzia di Cisterna, invita sulla scena proprio Natalino raggiunto anche da Primarosa. Commozione e strette di mano con gli occhi lucidi e naturalmente foto con la bandiera dei reduci chiudono una speciale serata della memoria.

Patrizia Porcellana