Noi ragazzi della 2^ A abbiamo aderito al progetto “Adottiamo un gelso” e vogliamo raccontarvi quello che abbiamo imparato. Il gelso in antichità veniva chiamato Morus Celso e ne esistono di due tipi il Morus Alba (gelso bianco) e Morus Nigra (gelso nero). Il gelso bianco e il gelso nero sono simili. Possono raggiungere un altezza massima di 10 m. I bachi da seta sono ghiotti delle loro foglie. I gelsi sono stati diffusissimi per molto tempo proprio grazie all’allevamento del baco, ma poi durante la metà del ‘900 il gelso scomparve piano piano insieme ai bachi. La differenza fra questi due alberi sta nel colore dei frutti: il gelso bianco, come dice la parola produce dei frutti bianchi molto dolci usati anche come dolcificante; invece il gelso nero dà dei frutti nero-violacei più saporiti. Abbiamo fatto, durante il corso dell’anno anche delle interviste alle persone che coltivavano il gelso ecco cosa abbiamo appreso di nuovo da loro. Oltre a questo abbiamo imparato una leggenda.
C’erano una volta due giovani Priamo e Tisbe. Due giovani Babilonesi innamorati l’uno dell’altra, c’era però un problema: non potevano vedersi perché le loro famiglie erano rivali da moltissimo tempo e quindi ostacolavano il loro amore. Un giorno i due decisero di incontrarsi sotto un grande gelso. Tisbe, arrivata per prima, incontrò un leone che stava sbranando un bue e si spaventò molto, allora fuggì a nascondersi, ma mentre scappava trafelata il velo le cadde e si sporcò del sangue dell’animale.
Priamo arrivò un po’ più tardi e vedendo il velo dell’amata, sporco di sangue, pensò che la sua fidanzata fosse morta e così dal grande dispiacere si uccise con il suo pugnale. Dopo un po’ Tisbe ritornò e vedendo il suo amato morto si uccise anche lei. Si narra che il sangue di questi due giovani morti per amore abbia colorato i frutti del gelso di rosso e le radici di arancione.