Martedì, 7 Aprile 2009 | Scritto da: vezza

Nel bosco la temperatura era molto bassa… le mie guance erano fredde. Ci eravamo incamminati in un sentiero che ad un certo punto si suddivideva in due stradine. Percorremmo quella che conduceva ad “un piccolo cortile nel bosco” costruito dagli uomini: un garage ed una piccola capanna per depositare la legna. La parte più bella è stata quando ho osservato il paesaggio.: gli alberi erano imbiancati , sembravano fantasmi impigliati fra i rami….Il cielo si confondeva con al neve e proprio  sulla neve c’erano  piccole impronte di cane.

Si presentava davanti a noi un paesaggio immacolato: spiccavano solo gli alberi scuri che non erano più ricoperti, tranne due pini silvestri che assomigliavano ad ombrelli bianchi.

 

Era tutto bianco solo i tronchi e i rami sbucavano dalla neve. C’era un grande silenzio, a parte qualche mio compagno che parlava o scrosciava i piedi sul ghiaccio. Solo ogni tanto si sentiva qualche cane abbaiare in lontananza.

 

Eravamo circondati da una bosco bianco, ricoperto di neve. I pini sorreggevano ancora la neve. Rumori di animali? Uno, forse due, un cane che abbaiava e l’altro non me lo ricordo.

 

La strada nel bosco era piena di neve che si stava sciogliendo. C’era qualche impronta di persona e di cane. Tutto quello che in precedenza era verde appariva ora completamente ricoperto da uno spesso strato di neve. Solo sula punta della collina appariva un pino silvestre con attorno un po’ di verde. Escluso il fruscio dei nostri piedi che camminavano sulla neve tutto era silenzio: non c’erano animali, nè persone, solo un grande silenzio.

 

Il paesaggio era candido, nessun albero era sfuggito alla neve. La corteccia era molto scura rispetto all’estate.  Abbiamo chiuso gli occhi per ascoltare meglio i rumori: il gocciolìo della neve che si stava sciogliendo, il rumore delle macchine che passavano sulla strada , l’abbaiare del mio cane.

 

Tutto era silenzioso, in tutto quel bianco c’era da perdersi, non solo fisicamente, ma anche con i pensieri. Poi “plof…” era la maestra che ci stava facendo degli scherzi lanciandoci palle di neve. Era divertente vedere che anche lei voleva giocare con noi: lei era il generale e noi i sodati armati di palle di neve.

 

 

 

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